New Orleans e Roncocesi parlano ancora una volta la stessa lingua: bastano infatti le prime note di Spirito nel buio, canzone che apre le danze di D.O.C., l’ultimo album di inediti di Zucchero, per mettere in chiaro le radici musicali e culturali dell’artista emiliano. Blues e soul si intrecciano e si rincorrono come nelle migliori bluegrass band del Delta, mentre Adelmo Fornaciari sciorina versi che sanno di Mississippi come di Emilia, di pop come di soul, di campagna e di vino buono che migliora con il passare del tempo, di quel mondo contadino volutamente lontano dal caos cittadino che tanto Zucchero ama cantare e raccontare da un po’ di anni a questa parte.
Pubblicato originariamente allo scadere del 2019, l’ultimo disco inedito di Zucchero è stato ristampato nel 2020 sotto il titolo di D.O.C. Deluxe Edition, con l’aggiunta di sei inediti tra cui il duetto September con Sting, mentre nel 2021 ha visto la luce addirittura una terza rivisitazione intitolata Inacustico. D.O.C. & More, con la realizzazione di una bellissima versione acustica dei brani e una selezione di successi di Sugar sempre in versione minimale. A prescindere dalla versione, D.O.C. è in ogni caso un album veramente ben fatto e curato, nel quale emergono al 100% il carattere, la passione e il carisma del bluesman emiliano che ormai è a tutti gli effetti uno degli artisti più internazionali che abbiamo in Italia. Tra gli undici nuovi brani inizialmente pubblicati, risultano imperdibili già ad un primo ascolto Spirito nel buio, La canzone che se ne va, Sarebbe questo il mondo, Cose che già sai, Soul mama, Nella tempesta, Tempo al tempo scritta con De Gregori e Testa o croce, nata da un testo di Davide Van de Sfroos.
Costruita su un ritmo molto danzereccio, tra pianoforte e coriste come tradizione vuole, Spirito nel buio spiega fin da subito le intenzioni musicali di Zucchero in questo nuovo lavoro: riferimenti biblici (“Oltre il Giordano mi vedrai, danzare spirito nel buio / brillanti nell’oscurità come una festa in Paradiso”), ritmiche precise e un testo che appare una vera invocazione di luce e spiritualità (“Perduto dentro la nebbia / adesso sto come sto / gioia nel mondo e a te ovunque sei / che accendi spirito nel buio…”). Ancora più indiavolata la seguente Soul Mama, che su un ritmo incessante fa emergere le liriche e le sonorità tipiche già adottate in questi ultimi anni da Zucchero: “Davanti al cielo sarebbe facile lisciarti il pelo, ma non si fa / che abbiamo un muro in fondo all’anima, un perbenismo da carità… / Lei m’ama, anche se il mondo non m’ama / bella d’estate, lei m’ama / anche se qui tutto frana / lei mi consola, soul mama…”. Sulla stessa lunghezza d’onda in fatto di giochi di parole e rimandi linguistici si posizionano anche Badaboom (Bel Paese) e Vittime del cool (Vorrei ci fosse almeno qualcuno che sembri com’è / ormai che tristemente nessuno è quello che è / mi piange il cuore sai, mi punge il cuore sai / si stringe il cuore per noi, vittime del cool…”), mentre il singolo Freedom, più ricco di suoni elettronici, mischia brillantemente italiano e inglese, funzionando sempre alla perfezione (“Sono fuori dal blues, delle false speranze, dalle tue circostanze / that’s my freedom talking, my freedom walking, yeah, yeah…”).
Di ben altra caratura le ballad presenti nel disco, a partire dalla malinconica Sarebbe questo il mondo (“Alloggia nei ricordi qualcosa che non so / babbo adesso è tardi, stasera canterò / sarebbe questo il mondo che sognavo da bambino / quel giallo d’oro immenso del mattino…”) e dalla splendida La canzone che se ne va: “Lei se ne va da me / non ha catene al cuore / e piange lacrime di un altro dolore / lei se ne va da me / come un diamante fatto di sole / prima di luce era carbone / e la canzone che se ne va non ha padroni / guarda come se ne va / s’alza e se ne va, da noi / lei che siamo noi, va via…”.
Emozionante anche il duetto con Frida Sundemo in Cose che già sai, nella quale la lenta melodia mette in risalto la vocalità di entrambi i cantanti, che esplode in un ritornello che come spesso accade per Zucchero mischia inglese e italiano: “Don’t let it be gone / non dimenticarti di noi / don’t let it be gone / se per darti il cielo cascai…”. Testa o croce, nata da un testo di Davide Van De Sfroos, è un blues che ha uno dei migliori intro testuali del disco: “Oggi piove nella valle / e Roncocesi ormai è alle spalle / torno a casa come i cani / a sbranare gli aquiloni… / Testa o croce, passa il tempo / braghe corte e poi / in un lampo i ricordi, pelle d’oca / e una lacrima da mezza lira… / Dove sarai, casa mia / come sarai, vita mia…”. Altra collaborazione di pregio è Tempo al tempo, nata dalla penna sempre splendida di Francesco De Gregori, già al fianco di Sugar ai tempi di Diamante; la collaborazione funziona alla grande e la canzone è un altro pezzo da novanta dell’album: “Tempo al tempo, benedetto / tempo al tempo che verrà / nei miei occhi, sul mio petto / tutto il tempo che sarà… E se è vero che ci sei / così in cielo come da noi / sai che ti sto cercando / tempo al tempo…”. A chiudere D.O.C., almeno nella sua versione originaria, tocca a un’atra straziante ballata per piano e voce, sempre in bilico tra ricordi e malinconia, intitolata Nella tempesta: “Oh, silent night / mi perdonerai / per le mie parole / ma tu lo sai / che la mente va / dove il cuore duole… / E mi trafigge gli occhi / la luce che mi resta di te / ovunque sei, nella tempesta…”
Agli undici brani pubblicati nella prima versione, in D.O.C. Deluxe Edition si aggiungono altri sei inediti (Succede, Facile, Non illudermi così, un’ottima cover della storica Wichita Lineman di Jimmy Webb, la splendida Don’t cry Angelina e September incisa insieme a Sting), che ben si allineano ai precedenti brani e impreziosiscono ulteriormente un lavoro che sa di buono e di radici, di provincia ma anche di mondo, che raccoglie nel migliore dei modi tutte le anime musicali del bluesman emiliano. A completare l’opera di rilettura di D.O.C., nel 2021 è arrivata un’ulteriore edizione acustica del disco, nata durante le riuscite e seguitissime esibizioni in streaming di Zucchero durante il primo lockdown, nelle quali l’artista emiliano riproponeva in chiave acustica alcuni dei suoi classici insieme ai brani dell’ultimo album: un lavoro che ha dato i suoi frutti nella ristampa intitolata Inacustico. D.O.C. & More, comprendente tutti gli undici brani originali e una selezione di pezzi storici di Zucchero rigorosamente cantati e suonati in acustico (Voci, Il suono della domenica, Blu, È un peccato morir, Dindondio, L’amore è nell’aria, È delicato, Ci si arrende, Wonderful life, Love is all around? e Hai scelto me).
In estrema sintesi, D.O.C. è la summa perfetta delle suggestioni che hanno fatto la fortuna del suo autore in tutti questi anni di carriera: brani caciaroni da ballare fino allo sfinimento, ballate intense e delicate, canzoni d’autore tout court impreziosite da firme eccellenti del panorama italiano e brani soul-blues che ben si prestano alla vocalità di Zucchero e delle sue eccellenti coriste. Al di là delle molteplici versioni nelle quali si può ascoltare, D.O.C. è davvero un lavoro che, come suggerisce il titolo, non poteva che essere un “disco di origine controllata” come le cose più genuine e naturali, da proteggere e conservare per i giorni che verranno.
Matteo Manente