Direttamente dall’enciclopedia Treccani, «start ‹stàat› s. ingl. (propr. «partenza, mossa»; pl. starts ‹stàats›), usato in ital. al masch. – Nel linguaggio sport., l’azione d’avvio di una gara, e il luogo in cui, o da cui, avviene», ma anche inizio o nuova partenza: start è una piccola parola che però al suo interno contiene un mondo intero di significati e di valenze, il Liga lo sa bene e non a caso per il suo nuovo disco è ripartito – scusate il gioco di parole – proprio da qui e da questo titolo: Start.
Dopo un disco poco compreso come Made in Italy e un 2017 particolarmente difficile con l’interruzione del tour per problemi alle corde vocali, il rocker di Correggio torna con un nuovo album tra i più personali della sua carriera, un disco breve ed essenziale nel quale riprende a cantare in prima persona delle storie che conosce meglio e delle persone che lo circondano nella sua vita: la moglie, gli amici, i genitori e naturalmente sé stesso, con le sue paure e i suoi punti fermi. Insomma, alla soglia dei sessant’anni Ligabue scrive un disco essenziale e conciso, ma che al tempo stesso denota un’urgenza comunicativa molto forte, con dieci canzoni molto compatte fra loro che parlano di temi, situazioni e persone care al cantante emiliano.
Non son più i tempi del Bar Mario, di Veleno o Walter il Mago, ma anche in questo disco vengono delineate e raccontate altrettante storie, figure e personaggi sicuramente più adulti e altrettanti sentimenti figli di una maturazione dettata dal tempo che è passato: e così ecco passare in rassegna l’amore smisurato per la moglie in Mai dire mai, l’affetto e il ricordo per i genitori nella splendida e conclusiva Il tempo davanti, la carrellata delle donne che brillano nella memoria del cantante e che nel bene o nel male hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua vita (Certe donne brillano), i legami fraterni con gli amici di sempre (Ancora noi) e poi piccole istantanee più personali ed emozionali, quelle che fanno i conti con il proprio io interiore (Vita morte e miracoli), i propri demoni (Quello che mi fa la guerra) e inquietudini (La cattiva compagnia), la propria visione del mondo più cupa rispetto a quella più solare della propria compagna (Luci d’America), il proprio lavoro che va di pari passo al rispetto per il proprio pubblico (Io in questo mondo) e le relazioni con chi ci sta intorno (Polvere di stelle), nella consapevolezza che abbiamo bisogno di qualcun altro per essere completi e dare un senso o una svolta alle nostre giornate.
Nell’ottica della ripartenza e di un nuovo inizio, Start è una novità anche per quanto riguarda la copertina – mai la faccia del Liga aveva campeggiato così su un suo disco – i suoni – a parte brevi episodi, le canzoni non sono mai suonate dalla band di Luciano, che tornerà però durante gli show estivi – e la produzione, affidata al giovanissimo Federico Nardelli: un approccio più pop, fresco e contemporaneo che però non ha snaturato la struttura e il senso delle canzoni scritte per stessa ammissione di Ligabue “da un cantautore con il suono di una band”. In questo modo le dieci tracce di Start fanno un bilancio e riassumono quelli che sono i punti fermi di Ligabue, dagli affetti per i suoi cari alle persone che contano maggiormente nella sua vita, a partire dalla moglie fino agli amici con cui si trova ogni venerdì da trentacinque anni a questa parte. Tra brani più tirati e vigorosi come l’opening Polvere di stelle, Certe donne brillano, La cattiva compagnia, Luci d’America, Ancora noi e ballate più dolci e dilatate come Mai dire mai, Vita morte e miracoli, Quello che mi fa la guerra, Io in questo mondo o la strepitosa Il tempo davanti, il disco mantiene un equilibrio costante oltreché una sua omogeneità artistica che gli permette di essere ascoltato per bene senza mai eccedere o stancare.
Diretto ed essenziale, diretto e senza fronzoli, personale e urgente al tempo stesso, Start rappresenta un nuovo inizio per il rocker emiliano, come se dopo Made in Italy fosse stato necessario fare un piccolo reset per una nuova partenza che necessariamente però dovesse tener conto delle radici artistiche e narrative di Ligabue: un album nuovo, contemporaneo nel sound ma ancorato allo storytelling degli esordi, a quel parlare e raccontare in prima persona singolare le storie di tutti i giorni che poi si trasforma in prima persona plurale per abbracciare i sentimenti collettivi che tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita: amore, affetti, legami, amicizie, paure, gioie, dolori… insomma, si tratta della realtà quotidiana messa in musica che trova conferma in un album che così sincero mancava ormai da qualche anno nella discografia di Ligabue: bentornato Luciano, adesso si riparte da Start con la consapevolezza che ancora una volta “di certi miracoli uno può accorgersi solo da sveglio”.
Matteo Manente