MODENA CITY RAMBLERS – TRACCE CLANDESTINE
Sulle “tracce clandestine” dei Modena City Ramblers…tra musica, impegno e passione
LECCO – Sono per lo più canzoni di altri artisti, suonate dal vivo o semplicemente ascoltate e amate nel corso degli anni dai musicisti che compongono oggi i Modena City Ramblers; in apparenza appaiono come schegge impazzite o, per l’appunto, “tracce clandestine” rispetto alla discografia ufficiale prodotta fino ad oggi dai MCR, ma non per questo sono meno meritevoli di essere conosciute e messe in bella veste per il grande pubblico. Dev’essere stata più o meno questa la scintilla da cui ha preso il via il lavoro di registrazione che ha portato alla pubblicazione di Tracce Clandestine, l’ultimo album della band emiliana; un lavoro composto da canzoni spesso già proposte dal vivo in oltre vent’anni di concerti, canzoni scritte da artisti che hanno influenzato e fortemente contribuito a formare il sound dei Modena nel corso degli anni. E così nell’album trovano posto 15 brani, 15 piccoli affluenti musicali che presi nel loro complesso hanno alimentato e continuano ad alimentare l’immaginario musicale dei MCR.
In Tracce Clandestine non c’è solo lo storico e tanto amato folk dei Pogues (strepitosa la versione di If I should fall from grace with God) o le polke per ballare sotto il palco (Crookedwood polkas, registrata proprio con Terry Woods dei Pogues), ma anche tutti gli altri stili musicali che hanno influenzato i Ramblers, in un connubio di generi che mai quanto in questo disco risponde al nome di patchanka. Un viaggio musicale e culturale che dal Manu Chao solista di Clandestino a quello di leader dei Mano Negra (presenti con Sidi h’bibi e Mala vida) porta alla Francia dei Les Negresses Vertes (L’homme des marais), alla Cuba dei Buena Vista Social Club (Chan chan), fino ai Clash (Rock the Casbah) e allo Springsteen più acustico e politico di The ghost of Tom Joad, una canzone di un’attualità impressionante che non ha certo bisogno di altre presentazioni.
Nel disco non potevano però mancare i cantautori italiani e alcuni brani della tradizione più militante, da sempre cari ai Modena; ecco quindi Eugenio Finardi duettare e collaborare col gruppo in una Saluteremo il signor padrone modificata e attualizzata per l’occasione nell’ultima strofa, mentre Alberto Bertoli, figlio dell’indimenticato Pierangelo, presta la sua voce per un’ottima versione in dialetto di Prega crest. Dal canzoniere più politico di Fausto Amodei proviene la mitica Per i morti di Reggio Emilia, mentre in conclusione del disco riaffiora la storica Fischia il vento, tante volte cantata a piena voce durante i concerti dal vivo, registrata nel primissimo demo-tape Combat Folk del 1993 e mai più incisa ufficialmente. A completare l’album, ricco di collaborazioni con artisti italiani e internazionali, si aggiungono l’inedito The trumpets of Jericho e Canzone per un amico fragile, dedicata al compianto amico e compagno di palco Luca Gaby Giacometti, scomparso in un incidente stradale qualche anno fa.
Un disco ricco di stili e influenze diverse fra loro, che fa ben capire come si sia costruito e modellato nel tempo il “Rambler sound”; un disco la cui unica pecca, forse, è quella di non avere un vero e proprio filo conduttore (vero e unico rischio di tutte le operazioni di questo genere), o forse proprio il non averlo e il permettere un viaggio musicale senza confini ne fa il suo punto di forza… chi può dirlo?
A conti fatti Tracce Clandestine è un album pieno di grandi canzoni – ognuna importante e legata a un determinato momento della storia dei Modena City Ramblers – un disco con canzoni arrangiate, cantate e suonate in maniera impeccabile, precisa e assolutamente godibile. I MCR sono ormai un gruppo affermato, ma in questo nuovo capitolo discografico hanno voluto una volta di più mostrare a se stessi e ai tanti fans che li seguono che ci si può ancora chiudere in sala prove e suonare come se in questi vent’anni non si fosse scritta una pagina importante della musica italiana, come se si fosse ancora dei ragazzini impegnati a suonare le canzoni dei propri artisti preferiti per il puro gusto di suonare… il che la dice lunga sulla genuinità e la voglia di far musica del gruppo! Dopo oltre vent’anni di carriera, Tracce clandestinedimostra che musica, impegno e passione possono ancora andare piacevolmente a braccetto!
Matteo Manente