CALCO – La scenografia è di quelle davvero suggestive: la chiesa romanica di Arlate. Lo spettacolo, poi, narra di un grande della letteratura europea novecentesca, quel piccolo ma immenso Bohumil Hrabal che con le sue descrizioni mai eroiche, il suo linguaggio tra il surreale e il visionario, le sue ambientazioni popolaresche ha raccontato di un pezzo della vecchia Mitteleuropa, quello rimasto per molto tempo nascosto dietro la cortina di ferro.
Va in scena questo sabato 31 maggio, a partire dalle 21.15 e presso la chiesa di Arlate (Calco), Il mio nome è Bohumil, primo spettacolo della rassegna I luoghi dell’Adda, promossa da Teatro Invito. Diretto e interpretato da Jacob Olesen, lo spettacolo è liberamente tratto da Ho servito il re d’Inghilterra, testo del ceco Hrabal, e come si può intuire porterà in scena idiomi diversi, dando forma alle storie di migrazione, occupazione e difficile integrazione che hanno caratterizzato, e in parte caratterizzano ancora, alcune zone dell’est-Europa. A cent’anni dalla nascita dell’autore di testi famosissimi come Treni strettamente sorvegliati e Una solitudine troppo rumorosa, Teatro Invito sceglie, quindi, di rendere omaggio a «uno tra i maggiori narratori – come l’ha definito Giorgio Pressburger – degli ultimi decenni», nato a Brno nel 1914 e scomparso a Praga nel 1997.
“Nel 1936, anzi, nell’ottobre 1936, precisamente l’undici ottobre 1936 alle ore 12 arrivai all’Hotel Paris a Praga. Era così bello che quasi svenni…”. Con queste parole comincia la vicenda di Bohumil, cameriere di statura bassa che tiene la testa alta sperando che il collo gli si allunghi. Una vicenda che lo vede attraversare alcuni degli eventi più drammatici del secolo scorso, dallo scoppio della seconda guerra all’occupazione nazista di Praga e dell’intero paese, sino alla resistenza cittadina antinazista. La Storia con la s maiuscola vista, però, attraverso gli occhi di un “piccolo” cameriere, talvolta ingenuo e incapace di cogliere le sfumature, le contraddizioni del suo tempo. Ed è così che le storie di commessi viaggiatori, prostitute e soldati dell’est europeo si mescolano nel testo letterario e nel suo adattamento teatrale.
«Ho servito il re d’Inghilterra – commenta Giorgio Pressburger nella sua prefazione a Una solitudine troppo rumorosa – quando fu pubblicato dalla casa editrice e/o venne considerato un caso letterario. Il prorompente umorismo, l’ironia, la carica erotica dei personaggi e della vicenda fecero amare Hrabal forse più d’ogni altro scrittore europeo. Fu l’apoteosi dell’Est postcomunista. Lo scrittore di Praga divenne il personaggio del giorno; fu invitato in Italia a ricevere premi, i suoi romanzi conobbero versioni teatrali a volte molto fortunate, si scrissero tanti articoli su di lui. Era l’epoca – prosegue – in cui improvvisamente il pezzo perduto della gigantesca macchina dell’Europa venne recuperato e pareva che la corsa potesse continuare sotto i migliori auspici».
Valentina Sala