Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un ladro di quart’ordine che si consola dalla miseria della sua vita sguazzando tra budini e filmati porno. Un giorno, ingoiando casualmente una poltiglia, si salva per miracolo dalla morte e si trasforma in Jeeg, un titano dalla forza sconsiderata. Sulla sua strada si mettono una fan sfegatata del cartone Jeeg Robot (Ilenia Pastorelli) e una banda criminale capeggiata dallo “Zingaro” (Luca Marinelli), sovrano incontrastato dello spaccio di droga e ossessivo aspirante cantante.
“Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti
Lo chiamavano Jeeg Robot non è il film del mese. Probabilmente, anche se non siamo nemmeno a metà 2016, è in assoluto il film italiano più chiacchierato e discusso dell’anno. Candidato a ben sedici David di Donatello, Lo chiamavano Jeeg Robot tornerà nelle sale dal prossimo 21 aprile e quindi di diritto entra nel novero dei film più amati delle ultime settimane. I motivi sono molteplici. Innanzitutto il genere: un film italiano con protagonista un supereroe è fatto più unico che raro. Additato spesso come un movimento stantio, banale, trito e ritrito, pieno zeppo delle solite dinamiche da commediola sciatta e ripetitiva, il cinema italiano dimostra di aver qualcosa da dire anche in un genere storicamente poco legato alla Settima Arte di nostrana memoria. La notizia ancor più interessante è che l’iniziativa, per uscire dal pantano accennato, non è il cinema indipendente e i canoni scelti non sono quelli della parodia.
Lo chiamavano Jeeg Robot è un film su un supereroe ed è un film serissimo, nella forma quanto soprattutto nel contenuto. Diretta da un regista esordiente come Gabriele Mainetti – di cui molti cinefili ricorderanno i vari cortometraggi, tra cui Basette con Valerio Mastandrea, e i meno informati le sue partecipazioni come attore a film (Il cielo in una stanza) e fiction tv (Un medico in famiglia), la pellicola cattura l’immaginario dello spettatore grazie a degli ingredienti drammaturgici fondamentali. La presenza dell’antieroe per eccellenza: Claudio Santamaria è Enzo Ceccotti, un ladruncolo che vive di espedienti.
E il suo habitat naturale, Roma, che è ritratta nella sua versione più cupa e sudicia, dalle cui paludi esce il personaggio di Enzo, come un ratto che dalle fogne inaspettatamente un giorno si ritrova in superficie. Da inetto a invincibile il passo è breve. Enzo Ceccotti non è un uomo speciale, è un anonimo soggetto che il mondo sembra aver dimenticato. Una caduta nel Tevere lo mette in contatto con una sostanza radioattiva che improvvisamente lo trasforma in un essere sovrumano, Jeeg. Da quel momento prevedibilmente la sua vita cambia e Ceccotti diventa il supereroe coatto di Tor Bella Monaca, il cui nome riferito a Jeeg Robot d’acciaio gli viene affidato dalla ragazza vicina di casa (Ilenia Pastorelli), affetta da turbe psichiche e ossessionata dal protagonista dell’anime cult degli anni ’80.
Sulle tracce del Jeeg “de noantri” si metterà ben presto la banda criminale dello “Zingaro”, personaggio folle e inquietante, un Joker romanesco, splendidamente rappresentato da Luca Marinelli, che si conferma come uno dei migliori (se non attualmente il migliore) attori in circolazione nel panorama italiano.
Non potendo competere con i grandi mezzi economici dei “fratelli americani”, i colossi della Marvel e della DC Comics su tutti, Mainetti sfrutta la geniale intuizione di mixare perfettamente generi più consoni alla tradizione e al contesto italiano. Ecco che il film si caratterizza per sequenze noir, da commedia e di pura azione, bilanciate ottimamente e valore aggiunto di una narrazione che riscontra dei limiti solo nell’eccessiva durata e in una sceneggiatura a tratti un po’ troppo grezza. Tuttavia il risultato non ne risente grazie alla bravura del regista nell’aver azzeccato componenti fondamentali come un cast in stato di grazia, dall’imbolsito e depresso Santamaria all’esibizionismo paranoico di Marinelli – che sfocia nella splendida esibizione di Un’emozione da poco di Anna Oxa – fino alla Capitale, che per 112 minuti di trasforma in una sorta di Gotham City tricolore.
Lampi di cinema roboante, tra il glam e il pulp, per ricordarci che con il coraggio, le idee e la capacità di adattare queste ultime alle proprie capacità, il cinema italiano può davvero cercare una risalita vera, come Enzo Ceccotti dal Tevere, e uscire dal fango della monotonia, guardando al futuro con un entusiasmo completamente differente. Un futuro dove forse non avremo bisogno che Jeeg venga a salvarci, perché proprio dal suo avvento qualcosa è cambiato.
Davide Sica