LECCO – Mito e Storia si conciliano in racconti in cui gli eventi sociopolitici, quelli della collettività, si intrecciano con i destini individuali, dando vita a un grande affresco del Novecento e, proprio nell’ultimo atto, anche del secolo precedente. È Heimat, una serie di film di successo internazionale, tutti firmati da un’altra figura di spicco della Nouvelle Vague tedesca. Dopo gli approfondimenti dedicati a Wim Wenders fotografo e a Werner Herzog, nella serata di mercoledì 8 aprile (alle 21, presso il Centro Polifunzionale di Lecco), il corso Capire la storia del cinema dell’associazione Dinamo Culturale affronta un altro gigante dello Junger Deutscher Film, quella corrente cinematografica che insieme ad altre declinazioni nazionali come la Nouvelle Vague francese o il Free Cinema inglese ha imposto un nuovo corso alla cinematografia europea.
Si tratta di Edgar Reitz, autore di tutti gli Heimat, cospicua saga realizzata prevalentemente per la televisione (unica eccezione è l’ultimo film, Die Andere Heimat – Chronik einer Sehnsucht, presentato nel 2013, durante la 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia). Un’opera enorme, capace di fornire, come anticipato, un affresco filmico sulla microstoria della provincia tedesca, dalla Prima Guerra Mondiale alla fine del Millennio e poi di nuovo indietro, nell’Ottocento dell’ultimo capitolo della saga.
Nel corso della serata lecchese, il critico cinematografico Roberto Manassero affronterà, quindi, un viaggio alla scoperta dei film che compongono la saga: si parte con il primo ciclo di undici episodi, realizzato nel 1984. Poi, negli anni Novanta, altre tredici storie con Heimat 2, seguite, nel 2004, da Heimat 3 – Cronaca di una svolta epocale e, nel 2013, dal quarto capitolo: Die Andere Heimat – Chronik einer Sehnsucht, due episodi per la prima volta non prodotti per la televisione.
Un’occasione, l’appuntamento di mercoledì, per approfondire, quindi, un’altra figura di spicco del Nuovo Cinema, sin dagli esordi divisa tra due anime: «generoso innovatore dei contenuti e della forma – scrive Giovanni Spagnoletti nell’Enciclopedia del cinema Treccani – e potente cronista di short stories. Propenso a seguire intellettualmente le proposte innovative dello Junger Deutscher Film e le suggestioni anticonformiste del Sessantotto – continua – il regista ha però spesso dimenticato le sue doti più vere per seguire con generosità i dettati dell’engagement culturale-politico o le suggestioni del momento. Il meglio di sé l’ha dato invece quando, pur non perdendo di vista una precisa vocazione politica, ha operato sul terreno sdrucciolevole di uno stile poetico e ‘micrologico’ al tempo stesso, tendenza che trova il suo pieno coronamento con Heimat».
L’ingresso alla serata è libero.