RADIO FLÂNEUR – “Meno per meno” di Niccolò Fabi.
Quando essenzialità e poesia vanno a braccetto con un’orchestra sinfonica

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Se, come dicono, la matematica non è un’opinione, meno per meno fa sempre più, ovvero un risultato positivo che si ottiene moltiplicando due negatività; in altre parole, è l’espressione della somma delle piccole e grandi emozioni che Niccolò Fabi sa regalare ed esprimere ogni volta che fa musica sopra un palco o all’interno di un disco. Il nuovo album del cantautore romano, intitolato per l’appunto Meno per meno, è il risultato che somma tutte quelle “piccole cose” cantate qualche anno fa e che adesso, insieme al suono maestoso dell’Orchestra Notturna Clandestina di Roma diretta dal Maestro Enrico Melozzi, non sono più così tanto piccole, anzi: si sono trasformate in emozioni potenti e stranianti allo stesso tempo, sia quando si tratta dei quattro meravigliosi brani inediti, sia quando si pesca fra alcune delle più amate canzoni di Fabi.

Meno per meno è l’ennesimo capolavoro firmato Niccolò Fabi, contenente quattro inediti e sei rivisitazioni in chiave orchestrale di altrettanti successi del cantautore romano, che vanno a dar forma a un disco che, a dispetto del titolo, porta ancora una volta a un risultato straordinario e sbalorditivo: da alcuni anni Niccolò Fabi non sbaglia un colpo e questo nuovo lavoro, nato come breve compendio di quanto andato in scena sul palco dell’Arena di Verona per celebrare i 25 anni di carriera dell’artista romano, non fa altro che confermare la striscia positiva avviata nel 2016 con Una somma di piccole cose, proseguita nel 2017 con l’antologia Diventi inventi e approdata nel 2019 alla dicotomia minimalista-elettronica di Tradizione e tradimento.

Per quanto riguarda gli inediti contenuti in questo nuovo lavoro – Andare oltre, L’uomo che rimane al buio, Al di là dell’amore e D’aratro e di arena – si tratta di piccoli lampi di luce che squarciano e illuminano il buio delle nostre anime e delle nostre coscienze assopite nel grigiore di questi tempi aridi di emozioni e slanci verso l’alto; sono il terremoto perfetto per la nostra tranquillità interiore, parole e note che scavano a fondo nel nostro essere umano, una sorta di archeologia della parola, uno scavare alla radice, sottraendo tutto il superfluo per far brillare soltanto l’essenziale. Da qui il “meno per meno” che ha dato il titolo all’intero progetto, un lavoro di sottrazione fra la musica scarna e la timidezza dichiarata di Fabi, che moltiplicate però insieme al suono grandioso di un’orchestra sinfonica offrono una rinnovata potenza lirica ed espressiva a canzoni già note, con code strumentali nelle quali viaggiare e farsi trasportare, come sull’onda delle parole più belle. Nello specifico, Andare oltre è la rappresentazione precisa di chi decide di rimettersi in gioco dopo un amore finito o un periodo negativo della propria vita; come in un perfetto ossimoro, la condanna più profonda è proprio quella di scegliere di andare oltre, di tentare nuovamente, di fidarsi delle persone incontrate e farsi trasportare dai sentimenti provati nuovamente: “E poi ricominciare da capo a uscire la sera, a comprarsi i vestiti, i rituali dei corteggiamenti… sarà una stella cadente o una storia per sempre?”. L’uomo che rimane al buio riflette invece i sentimenti e le sensazioni di chi per volontà o per costrizione è rimasto isolato dal mondo troppo a lungo, finendo per parlare con l’oscurità e “come il lupo in gabbia teme la sua libertà se la gabbia si aprirà”. Al di fuori dell’amore è la logica continuazione del discorso avviato con Diventi inventi: se in quest’ultima il cantautore auspicava di fare assomigliare la propria vita ai desideri, nell’ultima si chiede se la vita che ognuno di noi sta vivendo corrisponda o meno alle aspettative e ai desideri che ci eravamo dati (“Quanti di noi fanno la vita che hanno scelto? Quanti di noi si affidano al destino? Quanti di noi si accorgono che passa il tempo? Dimmi com’è stato non aver vissuto…”). Infine, a completare il quartetto di brani nuovi, ecco il singolo apripista Di aratro e di arena, l’unico ad esser già stato proposto dal vivo durante il già citato concerto all’Arena di Verona; fin troppo facile indovinare chi sia il toro in questione e associare l’arena del toro a quella scaligera dove Fabi ha festeggiato i primi 25 anni di carriera: “Io sono un toro di aratro e di arena, la mia pena è amar la fatica, il mio cuore sta spento in discesa, si accende solo in salita…”. La canzone è dunque una metafora fin troppo evidente del cantante che, come il toro al centro dell’arena, deve dimostrare la propria forza per lavorare la terra tirando l’aratro e, allo stesso tempo, intrattenere lo spettatore al centro della scena: “E lo so che ti sembra insensato che ci sia dell’orgoglio nel mio pelo sudato, in un lucchetto sul collo, tanto io tiro e non mollo, io tiro e non mollo, io non mollo né il gioco né il giogo, fino a quando il mio cuore non scoppia, fino a quell’ultimo applauso la mia vita appartiene alla folla… sono un toro di aratro e di arena, non sono mica un pavone, per dire…”.

Quanto ai brani del repertorio, Niccolò ha optato per proporre una breve selezione dei suoi pezzi più significativi, tutti risuonati e arrangiati ex novo con l’apporto di un’orchestra intera a disposizione. In questo modo prendono nuova vita e assumono sfumature diverse capolavori relativamente recenti come Costruire, Solo un uomo, Una buona idea, Una mano sugli occhi, Ha perso la città e A prescindere da me. Inutile dire che si tratta di esecuzioni perfette, toccanti e sontuose, con gli archi dell’Orchestra Notturna Clandestina che danno spinta alle parole e le fanno letteralmente volare, fino a farle atterrare nei cuori di chi ascolta il disco e si immedesima in quei valori e in quelle situazioni emozionali così ben descritte da Fabi.

Meno per meno è un risultato positivo anche questa volta, la scommessa di Niccolò Fabi di coniugare la propria musica essenziale con il suono di un’orchestra è vinta appieno: Meno per meno regala l’ennesima catarsi all’ascoltatore che aspetta di essere travolto dalla potenza sonora di archi e scie musicali mai sentite prima in un album del cantautore romano; le canzoni nuove, così come quelle già conosciute, toccano ancora una volta le corde più profonde dell’animo umano, in una moltiplicazione di emozioni che non può che farci “andare oltre” per colorare il cielo della nostra esistenza al di dentro e “al di fuori dell’amore”.

Matteo Manente

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