RADIO FLÂNEUR – Bruce Springsteen & The E Street Band. Di vita, di morte e di poche altre sciocchezze: il ritorno in Italia dell’ultimo uomo rimasto

0

Parafrasando un noto disco di Guccini, è ormai evidente che i concerti del tour 2023 di Bruce Springsteen siano un perfetto connubio “di vita, di morte e di poche altre sciocchezze”: anche i primi due concerti italiani del Boss, andati in scena a Ferrara e a Roma il 18 e 21 maggio scorsi, non hanno fatto altro che confermare questa sensazione tutt’altro che banale o scontata.

FERRARA, PARCO URBANO BASSANI

18 MAGGIO 2023

A sette anni di distanza dall’ultima apparizione in terra italiana di Springsteen (Roma, 16 luglio 2016), l’attesa di rivedere il rocker del New Jersey era palpabile fra i numerosi fans presenti al Parco urbano Bassani di Ferrara, anche se il maltempo delle ultime settimane, che ha provocato pure la gravissima alluvione nella vicina Romagna, ha contribuito non poco a rendere davvero troppo fangosa l’area del concerto, oltre che sollevare un vespaio di polemiche (sulle quali non mi dilungherò oltre) rispetto all’opportunità o meno di tenere ugualmente questo spettacolo. Location a parte, che al di là della contingenza fangosa non si presta appieno per eventi di questa portata, la notte di Ferrara ha restituito fin da subito ai circa 40.000 presenti uno Springsteen marmoreo, concentrato e poco incline alle distrazioni, che è salito sul palco supportato dalla sua fidata E Street Band in versione allargata a fiati e coristi con uno show potente e senza fronzoli, al quale ha voluto imprimere un forte taglio narrativo senz’altro figlio dell’esperienza dello spettacolo di Broadway di qualche anno fa. Dall’iniziale No surrender alla conclusiva I’ll see you in my dreams, sono state quasi tre ore di rock sbattute in faccia ai presenti nelle quali il Boss ha tenuto fede al proposito della scaletta “bloccata” scelta appositamente per questo tour, ovvero quello di proporre quasi sempre le stesse canzoni di sera in sera, facendole dialogare come in un’ipotetica lettera spedita a ciascuno di noi e riguardante il tema dell’ineluttabilità della morte non tanto per deprimerci tutti quanti, bensì per sottolineare e rivalutare ancora una volta di più l’urgenza di vivere al meglio delle nostre possibilità il tempo che abbiamo a disposizione: “A 15 anni ci sono solo i ‘domani’ e i ‘buongiorno’ – ha sottolineato Bruce – ma andando avanti ci sono molti più ‘ieri’ e ‘arrivederci’. Tutto questo mi ha fatto comprendere ancora di più quanto è importante vivere ogni momento. Quindi siate buoni con voi stessi, verso coloro che amate e verso il mondo in cui viviamo”. Parole che sono l’introduzione al vero e proprio climax di ogni data di questo tour mondiale, ovvero l’accoppiata Last man standing/Backstreets, suonate una in continuità con l’altra e collocate non a caso alla metà esatta dell’esibizione; due storie di amicizia, la prima spezzata dalla morte dell’amico e fondatore della prima band che così facendo ha reso Bruce l’ultimo superstite di quel gruppo di adolescenti, la seconda un’ode all’amicizia eterna che ci si giura da ragazzi e che si vorrebbe non finisse mai: “We swore forever friends on the backstreets until the end…”.

Se il nocciolo del concerto riguarda dunque il lutto e la perdita delle persone che amiamo (oltre a Last man standing e Backstreets, anche le recenti Ghosts, Letter to you e la classica Bobby Jean vanno in questa direzione), l’altra faccia dello spettacolo è quasi per naturale contrappasso dantesco una celebrazione della vita a suon di rock, un incitamento a non arrendersi mai (No surrender, The rising) e a ribellarsi quando serve (Badlands, Wrecking ball), a sperare comunque nella famigerata terra promessa (The promised land) con tutte le fatiche che ne conseguono e le necessarie fughe in avanti per non arrendersi a quel sogno (Thunder road, Born to run), oltre che un invito a godere di ogni attimo del tempo presente (Prove it all night, Out in the street, Mary’s place), prestando cura a noi stessi e alle persone che amiamo (Because the night, She’s the one, Candy’s room), facendoci accompagnare sempre dalla musica come motore propulsivo delle nostre giornate e non solo come mera colonna sonora di sottofondo (Nightshift, ma soprattutto Johnny 99, Kitty’s back e The E-Street shuffle, suonate con una sezione fiati da far invidia per potenza e coinvolgimento).

Dopo il gran finale costellato dagli immancabili classici (tra cui Born in the USA, Glory days e Dancing in the dark), sulle note di Tenth avenue freeze-out Bruce prima celebra e ringrazia la sua E Street Band – presente e assente, con le immagini di Big Man e Danny Federici sempre sugli schermi – quindi resta sul palco da solo e in versione acustica intona il requiem finale di I’ll see you in my dreams, che visto il filo conduttore del concerto non poteva che concludere questa cavalcata di morte e di vita celebrata a suon di rock n’ roll: la morte non è mai la fine, canta il Boss, quindi ti rivedrò nei miei sogni tutte le volte che ne avrò l’occasione.

ROMA, CIRCO MASSIMO

21 MAGGIO 2023

Per quanto riguarda la data al Circo Massimo di Roma, qualche canzone diversa rispetto a Ferrara c’è stata, con l’iniziale My love will not let you down che è apparsa subito come un manifesto di intenti per l’intera serata, l’incendiaria e sempre attuale Death to my hometown e il capolavoro senza tempo di Darkness on the edge of town, ma nel complesso la struttura del concerto è rimasta fedele all’idea della “scaletta standard” e al copione che il Boss sta portando in giro da qualche mese a questa parte, copione che presumibilmente resterà inalterato fino al gran finale di Monza previsto per fine luglio. Ma tant’è, la scelta stilistica e concettuale spetta giustamente all’Artista e noi fans ci adeguiamo (chi più, chi meno), specie se come in questo caso siamo al cospetto del più grande performer vivente in circolazione: d’altronde non faceva setlist più o meno fisse e standard anche nei gloriosi e mitici tour di Darkness, The River o Born in the USA, senza scomodare i più recenti Reunion Tour o quello di The Rising? Quindi poco fumo e moltissimo arrosto anche per la tappa romana di Springsteen, senza interruzioni o diversivi come i cartelli con le richieste stile juke-box da raccogliere fra il pubblico, bambini da far cantare su Waitin’ on a sunny day o dispersioni di vario genere viste negli ultimi anni, per uno show micidiale, diretto, oliato alla perfezione in ogni suo meccanismo e sputato in faccia ai 60.000 del Circo Massimo con una forza e una carica che riescono a stupire ogni volta, soprattutto se si considera che Bruce e il nucleo storico della E Street Band viaggiano tutti oltre i 70 anni di età!

Un concerto, come si accennava all’inizio, che è una lettera aperta da parte di Bruce a ciascuno di noi, che trova il suo punto più alto ed emozionale nel cuore acustico di Last man standing seguito dalla catarsi collettiva di Backstreets, ma che sa far divertire e scatenare come da tradizione per ogni concerto rock che si rispetti. Eppure, se insieme al divertimento c’è anche una narrazione a fuoco e volutamente precisa, ecco che allora il concerto non è più soltanto una mera esecuzione di canzoni una dietro all’altra: in questo nuovo tour Springsteen ci accompagna negli abissi dell’oscurità che regna ai margini della città, laddove i sogni si trovano e si perdono, ma dove alla fine, se paghi il prezzo dovuto, puoi ritrovare le cose a cui tieni di più; il Boss ci conduce ancora una volta per mano in un viaggio doloroso ma vero, realistico, che affronta il tema della morte e del lutto per rivalutare e dare più forza alla vita, per non farci perdere neanche un secondo in cazzate o discussioni futili, come le polemiche sterili che hanno contraddistinto l’esibizione di Ferrara e che sono andate avanti nei giorni successivi… e per dar senso alla vita, cosa c’è di più vitale che lasciarsi trasportare da tre ore di sano, caro, vecchio rock n’ roll fino alla cima della collina per dominare finalmente la città? “Tonight I’ll be on that hill ‘cause I can’t stop, I’ll be on that hill with everything I got…”.

In entrambe le date di Ferrara e Roma Springsteen non ha mai parlato direttamente dal palco, se non per introdurre Last man standing o per salutare e ringraziare i numerosi fans presenti; non ha dato segni di coinvolgimento diretto rispetto alla tragedia in atto in Emilia-Romagna, ma ha lasciato che parlassero per lui le sue canzoni, i suoi personaggi e le sue storie, storie per l’appunto di vita, di morte e di poche altre sciocchezze; perché il rock n’ roll sarà anche puro divertimento, ma è tutto tranne che una sciocchezza: il rock salva la vita a chi è nato o è costretto a vivere nell’oscurità ai margini della città, è il suono della fuga da una città di perdenti verso la terra promessa, è lo svago totale quando esci per le strade e non ti senti in colpa per sentirti così vivo e felice, è libertà e desiderio di ribellione dalle sfighe di tutti i giorni… e il più grande cerimoniere di tutta questa messa laica che si compie ogni sera sopra quel palco rimane ancora oggi Bruce Springsteen insieme alla sua immortale E Street Band… anzi, “the heart-stopping, pants-dropping, earth-shocking, hard-rocking, booty-shaking, earth-quaking, love-making, Viagra-taking, history-making, legendary… E Street Band!”.

Alla fine il segreto è tutto qui, senza trucchi e senza inganni: puntare tutto sugli affetti e sui “legami che uniscono”, giurarsi amicizia eterna qualsiasi cosa succeda, “come fratelli di sangue in una notte burrascosa con un giuramento da rispettare”, sapendo che ogni volta che ci si ritrova – da sopra o sotto un palco fa lo stesso – sarà come se ci fossimo visti il giorno prima e che quelle promesse non accettano alcuna resa, nonostante i colpi bassi che incassiamo ogni giorno e qualche amico perso lungo la strada. Pur con tutti i “fantasmi” della vita, siamo vivi e “non può essere un peccato sentirci così”, la redenzione e la speranza di una terra promessa sono sempre lì dietro alla curva di quella “strada di tuono”, “la città è ancora piena di perdenti”, ma “i vagabondi come noi son nati per correre” e per vincere, fino all’ultimo uomo che resiste… until the end!

Matteo Manente

Foto @ Matteo Manente

Share.

L'autore di questo articolo

Avatar