Rubrica a cura di PEREGOLIBRI di Barzanò (LC)
Una scrittura poetica, densa, intensa. Il vento contapassi è un viaggio al confine tra reale e immaginario, tra sogno e terra, aria e acqua. Non è facile raccontare o descrivere questo libro che l’autore stesso definisce un «viaggio di ritorno». Si tratta di una ricerca che il narratore fa di se stesso, ripercorrendo i passi e i luoghi della sua infanzia.
Il libro ci traghetta in Sicilia, tra le case bianche e lo scirocco che scortica le cose, tra l’entroterra arido e il mare infinito. È un viaggio di riflessioni, di fantasie e immagini a volte surreali. Leggendolo, si ha l’impressione di percepire una eco del surrealismo di Alberto Savinio, fatto di ingranaggi e di pietre rotonde; sembra, a tratti, di scorgere la pittura materica e onirica di Dalì, di vedere i suoi orologi, molli come l’estate molle in Sicilia, che tutto scioglie, tutto allunga, tutto bagna.
E a poco a poco dalle pagine, come dalle sabbie mobili in risalita, affiora il realismo magico, quello che impariamo a conoscere e ad amare in Garcia Marquez: il silenzio, il dialetto quasi lingua impasto primordiale delle donne, i morti, i fantasmi che sono presenze buone, innocue, accettate. La pioggia. L’acqua sottile e battente del capitolo 35 riporta agli occhi e alle orecchie del lettore la pioggia incessante sopra Macondo, una pioggia ininterrotta che pare infinita.
Nella scrittura di Lorenzo Zumbo, nelle sue pagine, nella sua Sicilia c’è un senso di inizio, di archetipo, di origine. Si scende nel magico, nel silenzio, nella rotondità delle cose plasmate dalle voci. Poi, c’è il senso della morte e del lutto che aleggia sulle pagine e sopra tutto. Ma non c’è negatività: la morte non è qualcosa da temere o da allontanare, è una compagna con cui convivere.
Anche il tema della scrittura, vissuta come momento di cura, di sfogo e come atto tecnico di lasciare il segno sulla pagina, vive in questo libro. Fratellanza con il foglio e con se stessi. C’è il tema delle città, luogo plurale dell’identità portata all’esasperazione della sua natura e quindi perduta. E, ancora, l’infanzia, l’amicizia, le radici.
Un piccolo libro fatto di racconti piccoli apre al lettore un mondo vastissimo. Poche pagine che racchiudono molti fili avvolti in un gomitolo che si dipana in modo ordinato: significati molteplici e densi.
Questa è la magia della lettura e questo è il senso del viaggio.
Lorenzo Zumbo, Il vento contapassi, Mesogea
Qualcosa sull’autore – Lorenzo Zumbo è nato a Tonnarella in provincia di Messina e vive a Monticello Brianza, dove insegna letteratura italiana nelle scuole superiori. Dopo due libri di poesia – Assenze (Nuove Edizioni 1980) e I confini del regno (Edizioni del Leone 1988) – ha esordito nella narrativa con Mater (Mesogea 2012). Con Il vento contapassi (Mesogea 2014), giovedì 20 aprile ha inaugurato iterfestival, il festival della letteratura organizzato da PEREGOLIBRI in collaborazione con il Consorzio Brianteo Villa Greppi tra aprile e maggio 2017.
Claudia di PEREGOLIBRI