“Shahrazād”: “In viaggio contromano. The Leisure Seeker” di Michael Zadoorian. Una storia di partenze e ripartenze

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«Non avevamo nulla da perdere. Così ho deciso di passare all’azione. […] ho rapito mio marito John e siamo fuggiti, destinazione Disneyland, California».

Detroit, Michigan. Poi Indiana, Illinois,  Missouri, Kansas. E ancora Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona. Ella e John sono i protagonisti di In viaggio contromano di Michael Zadoorian, romanzo da cui il regista Paolo Virzì ha tratto il suo ultimo film: Ella&John [The Leisure Seeker]. A bordo di un vecchio Leisure Seeker («gli arredi non sono proprio attuali ma ancora belli »), Ella e John partono, raggiungono la loro meta finale. Si tratterebbe di un romanzo dei più tipici – due settimane, un camper, un paio di esploratori, un continente da attraversare da Est a Ovest – se non fosse che i protagonisti di questo libro non sono due freschi sposini e che quello che stanno iniziando, più che un nuovo viaggio, è un viaggio al contrario, un viaggio contromano.

È Ella a presentarsi e a presentare John, suo marito: «due vecchiardi strapenati, una con più problemi sanitari di una nazione del Terzo mondo, l’altro così demente da non sapere nemmeno che giorno è».

In barba alle raccomandazioni dei medici, alle ansie e ai divieti dei loro figli, i due ottantenni mollano tutto e si mettono sulla strada, sulla sepolta Route 66, per prendersela comoda e procedere senza fretta, con la sensazione di andare per il piacere di andare, senza correre. Senza farlo più. Inseguendo nient’altro che la libertà.

È un viaggio che inizia e che si porta dietro lentezza, pazienza. Ricordi. Tra cieli aperti che spaventano per la loro chiarezza, discese in grotte umide, parrucche lanciate al vento; tra le diapositive di una vita, vecchie lenzuola usate come schermo, piazzole di sosta, cocktail sorseggiati piano e pilloline blu, Ella e John si riscoprono vivi e, nonostante tutto – o, forse, grazie a tutto – innamorati.

«Non so dire che cosa John ricordi o non ricordi. Perlopiù ha presente chi sono io, ma siamo stati insieme talmente tanto a lungo che per quanto si smarrisca nel tempo a ripescare i ricordi, mi trova sempre lì, con lui». Ella parla in prima persona e si rivolge ai lettori, come se stesse scrivendo un diario e documentando il suo viaggio a ritroso, là dove i ricordi sono custoditi e, a volte, riaffiorano e sono in grado di commuovere e di salvare.

Ironica e tenace, la voce narrante è cadenzata da un ritmo spezzato. Molti sono i punti fermi in mezzo alle frasi. Fanno da spartiacque ai pensieri. Scandiscono, pongono pause. Trattengono il tempo. Michael Zadoorian scrive un romanzo sull’importanza del tempo, della caparbietà, dell’istante. Un libro sulla tenerezza, un inno alla libertà.

Per iniziare questo nuovo anno, un invito a non correre e a prendersela comoda. Un classico da scoprire, o da riscoprire.

«Ne è valsa la pena. Per questo viaggio, nonostante tutto quello che è successo, ne è valsa veramente la pena».

Claudia Farina

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L'autore di questo articolo

Claudia Farina

È la più piccola dei flâneurs, con una chioma ribelle e un sacco di sogni. Fin da bambina innamorata del racconto e delle parole, saltella tra una storia e l’altra, tra la pagina e la vita. Laureata in Lettere Moderne, è alla ricerca costante di nuove ispirazioni e di luoghi dove imparare. La tesi sulla narrazione nella musica di Wagner è stata un colpo di testa (e un colpo di fulmine!). Suona il clarinetto da (un po’ meno di) sempre, ama la musica, l’amicizia quella vera, la natura, lo stupore e la Bolivia, che porta nel cuore. Crede negli incontri che cambiano la vita e la rendono speciale, come quello con Il Flâneur! Pensa molto (forse, troppo). Le piace viaggiare e scoprire il mondo, fuori e dentro i libri. Nella scrittura si sente a casa ed è convinta che la cultura, passione ribelle, sia davvero in grado di cambiare il mondo.