BELLANO – Una chiacchierata per tracciare il percorso di scrittore di Marco Balzano. Continua così, con l’appuntamento in compagnia dell’autore, tra gli altri, di Resto qui e Quando tornerò, la rassegna letteraria Il bello dell’Orrido, serie di incontri promossa dall’associazione ArchiViVitali e dal comune di Bellano e curata da Armando Besio. In programma per sabato 28 maggio alle 18.30 al cinema di Bellano, infatti, un nuovo dialogo curatore/ospite, questa volta con protagonista uno scrittore che gli organizzatori definiscono «un narratore di partenze, di abbandoni, di strappi dolorosi e di ritorni».
C’è l’emigrazione minorile del secondo dopoguerra nel romanzo vincitore del Premio Campiello L’ultimo arrivato, edito nel 2014 da Sellerio e con cui Balzano ha raccontato come, negli anni Cinquanta, a spostarsi dal Sud al Nord Italia non siano stati solo uomini e donne consapevoli del passo da compiere, ma anche bambini molto piccoli e che mai si erano allontanati da casa. C’è il Sud Tirolo divenuto italiano in Resto qui (secondo allo Strega nel 2018), libro che ha messo al centro la vita in una terra di confine come l’Alto Adige durante il ventennio fascista e negli anni del dopoguerra. E c’è il tema dello sradicamento nel più recente Quando tornerò, romanzo del 2021 che mostra la forza dei legami e le conseguenze delle nostre scelte. Una storia, quest’ultima, che racconta di chi parte e di chi resta, di una madre che lascia la Romania per Milano alla ricerca di un’opportunità e dei suoi figli che rimangono a casa ad aspettarla covando ambizioni, rabbie, attese.
E di queste storie si parlerà, quindi, durante l’incontro di sabato 28, evento che, stando alle anticipazioni, metterà anche in luce il lavoro svolto dall’autore milanese in occasione della stesura proprio di Quando tornerò: il viaggio in Romania, la visita delle scuole degli “orfani bianchi” – bambini e ragazzi lasciati dalle madri a nonni, parenti o amici – e le interviste a diverse badanti. Un lavoro che ha «dato voce – come spiegano dalla rassegna – al “Mal d’Italia” (o “Sindrome italiana” – studiata dagli psichiatri ucraini per descrivere la depressione conseguente a questo tipo di migrazione transnazionale) di tante lavoratrici domestiche, la sofferenza di chi si interroga se una madre che è stata a lungo lontana può ancora dirsi madre. E anche la difficoltà nel non sapere più a quale comunità appartengono e nella fatica a definirsi come persone e non solo come “fonte di reddito”».
INFORMAZIONI – Incontro con ingresso gratuito; all’interno è necessario indossare la mascherina. Per info: www.archivivitali.org