ARCHIVIO – Lecco: in Sala Ticozzi una serata per discutere del ’68. Tra gli ospiti lo storico Agostino Giovagnoli

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LECCO – Una serata per approfondire uno dei momenti di svolta della storia del Secolo Breve: il 1968. Un anno senza precedenti, nel quale la contestazione giovanile è dilagata un po’ in tutti i paesi, compresi quelli del blocco comunista, e che ha prepotentemente cambiato la visione della società e del mondo per buona parte dell’opinione pubblica internazionale. L’appuntamento, previsto per mercoledì 3 ottobre alle 21 presso la Sala Don Ticozzi di Lecco, si intitola Sessantotto. Fu vera gloria? ed è promosso da Acli, Centro San Nicolò, Movimento ecclesiale di impegno culturale – Meic, Centro culturale Alessandro Manzoni, Fondazione don Giovanni Brandolese. Tra gli ospiti che dialogheranno tra loro spicca uno dei più importanti contemporaneisti italiani: lo storico dell’Università Cattolica di Milano Agostino Giovagnoli, che da poco ha dato alle stampe il volume Sessantotto. La festa della contestazione. Un testo, questo, nel quale lo storico racconta gli avvenimenti più importanti di quell’esperienza collettiva che è stata il ’68: da Berckeley a Nanterre e alla Sorbona, dall’Università di Trento a Valle Giulia, dalla contestazione nei confronti della Guerra del Vietnam alle battaglie per diritti civili in America, fino ad arrivare all’arte, alla letteratura e alla musica.

Durante la serata, moderata dal giornalista Gigi Riva, interverranno anche Alfredo Marelli, in quegli anni attivo a livello sociale a Lecco – prima nelle Acli e quindi nella Cisl – e Giancarlo Cesana, medico e docente all’Università Milano-Bicocca, dagli anni ’70 protagonista e leader della presenza di Comunione e liberazione nelle università milanesi e italiane. Esperienze e interventi diversi, quindi, che cercheranno «non tanto – spiegano gli organizzatori – di proporre un bilancio accademico su quanto accaduto, quanto piuttosto di tentare di delineare quanto hanno pesato, nei decenni successivi, i sentimenti, le idee, le spinte di quello straordinario movimento che, pur in modi e tempi diversi, contagiò tutto il mondo. Il Sessantotto scosse un sistema – proseguono – apparentemente forte e consolidato, innescando cambiamenti che probabilmente andarono ben oltre, o comunque diversamente rispetto a quanto i giovani di allora invocavano e cercavano gridando lo slogan Siamo realisti, chiediamo l’impossibile».

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