A cura di Giulia Barranco (Cooked4U)
L’albicocca è il frutto dell’albicocco (Prunus armeniaca) appartenente alla famiglia delle Rosacee e al genere prunus, di cui fanno parte anche ciliegia, prugna, mandorla, pesca.
Si tratta di una pianta di grandezza media (nelle coltivazioni viene tenuta sotto i 3,5 metri), ha una chioma a ombrello, tronco e rami sono sottili e leggermente contorti, mentre le foglie sono ellittiche, lisce e sottili con punte acuminate. I fiori sono singoli, ma sbocciano a gruppetti e hanno 5 sepali e petali, molti stami eretti e variano dal bianco puro ad un lieve rosato.
Questa pianta preferisce zone dal clima temperato e asciutto, in quanto l’albicocco, se troppo bagnato, è soggetto a funghi e le albicocche stesse possono marcire sulla pianta. I frutti necessitano di un periodo dai 3 ai 6 mesi per svilupparsi e maturare e sono prevalentemente raccolte a mano dai primi di maggio alla metà di luglio. Quelle reperibili a dicembre e gennaio vengono importate dal Cile e dalla Nuova Zelanda.
L’albicocca presenta un seme singolo osseo a forma ovoidale, che somiglia ad una mandorla. I semi dell’albicocca, che come quelli della pesca si chiamano armelline, hanno usualmente un retrogusto gradevolmente amarognolo e vengono usate in pasticceria come essenza, come ingrediente negli amaretti, in sciroppi o liquori e in generale in abbinamento alle mandorle dolci per renderne più interessante il gusto. Il loro consumo viene però limitato ad un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell’albicocco, contengono un derivato dell’acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico.
L’albicocco è una pianta originaria della parte di Cina nordorientale confinante con la Russia. La sua presenza data più di 5000 anni di storia. Da lì si è estesa lentamente verso ovest attraverso l’Asia centrale sino ad arrivare in Armenia, da cui ha preso il nome.
I Romani la introdussero in Italia e in Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo fu consolidata dagli arabi: infatti “albicocco” deriva dalla parola araba al-barqūq.
Esistono numerose varietà, per lo più con diffusione limitata, a causa di una difficoltà di adattamento tipica di questa specie: Pindos, una varietà precoce; Diavole, presente soprattutto in Campania; Reale di Imola, molto diffusa in Emilia-Romagna così come si evince dal nome; Valleggina, coltivata nell’entroterra savonese.
Le stagionalità di raccolta sono maggio, giugno e luglio, mentre per quanto riguarda la diffusione, le albicocche vengono coltivate principalmente negli Stati Uniti, in Italia, Francia, Spagna, Grecia e Turchia.
Sono inoltre prodotti degli ibridi molto apprezzati come la percocca ottenuta dall’unione tra pera e albicocca.
Il frutto contiene circa 28 calorie ogni 100 grammi di peso, quindi è decisamente ipocalorico. Lo stesso non si può dire per le albicocche sciroppate che, al contrario, sono molto caloriche per l’aggiunta di zucchero: circa 63 kcal/100 gr.
L’albicocca è tra i frutti che contengono le dosi più elevate di potassio, licopene e carotene (sostanza molto importante, utilizzata dall’organismo per la produzione di vitamina A). Inoltre l’albicocca è ricca di vitamina A, B, C e PP e di diversi oligoelementi (come magnesio, fosforo, ferro). 200 grammi di albicocche fresche forniscono inoltre il 100% del fabbisogno di vitamina A di un adulto, ideale per chi ha carenza di questa vitamina con conseguenti malattie degli occhi, della pelle, gastrointestinali. Prevengono la formazione di radicali liberi, aumentano le difese immunitarie, stimolano l’appetito, sono utili in caso di anemia, spossatezza, depressione. Il frutto fresco è astringente, mentre se essiccato è lassativo.
Le albicocche sono molto utilizzate anche in cosmesi: sin dall’antichità infatti è sempre stata associata alla cura della pelle. Vengono impiegate come trattamento contro le smagliature, come emolliente per le mani, come tonico per pelli normali e anche come attivatore dell’abbronzatura, grazie al suo elevato contenuto di carotene.
LE ALBICOCCHE IN CUCINA
Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall’acquisto poiché sono frutti deperibili. Proprio per questa loro fragilità vengono conservate o trattate in numerosi modi: essiccate (specie negli Stati Uniti d’America), sciroppate e conservate in lattine o congelate. Altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per apricottare (da Apricot, il nome in inglese di tale frutto) torte e pasticcini. L’apricottatura consiste nello spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla.
La ricetta che vi propongo oggi è una torta, molto gustosa, semplice da fare e ottima per una colazione estiva, con un abbinamento alternativo ma certamente da provare: albicocche e cioccolato.
Ingredienti
300 gr di farina (io uso quella di tipo 1)
3 uova
125 gr di yogurt (oppure 100 ml di acqua se si desidera senza lattosio)
70 ml di olio di semi di girasole
120 gr di zucchero (preferibilmente di canna)
5 albicocche
Gocce di cioccolato q.b.
1 bustina di lievito
Zucchero a velo per decorare
Procedimento
Iniziare montando le uova con un frullino elettrico; una volta che sono ben amalgamate aggiungere lo zucchero. Unire quindi lo yogurt (o l’acqua) e l’olio. Aggiungere quindi la farina poco alla volta, il lievito e le gocce di cioccolato (quantità a piacere).
In una tortiera da 22-24 cm, oliata e infarinata, versare metà dell’impasto. A questo punto, aggiungere le albicocche tagliate a pezzetti e versare sopra l’impasto rimanente. Cospargere qua e là sulla superficie altre gocce di cioccolato e infornare a 180°C per circa 35-40 minuti (verificare la cottura con uno stecchino). Una volta cotta e raffreddata, se si gradisce, è possibile cospargerla con dello zucchero a velo.