LECCO – Paul Signac racconta di un mondo quasi utopico, in cui chiunque trova spazio per sé, può esprimere liberamente la propria personalità senza imposizioni dall’alto, senza voglia di prevaricare. Un mondo libero e in armonia, esattamente come suggerisce il titolo del suo Au temps d’harmonie. Edouard Manet ci porta con la mente ai giorni della Comune di Parigi, alle barricate che l’hanno contraddistinta, mentre Maximilien Luce ce ne ricorda il tragico epilogo, con i corpi rimasti senza vita lungo una via della capitale francese.
Ideale e repressione. Critica sociale e reazione. Sogno del sole nascente, di un futuro migliore, e triade del male, con giustizia, chiesa ed esercito che opprimono, tolgono libertà. La mostra allestita negli spazi di Palazzo delle Paure e visitabile sino al 31 maggio 2015 (inaugurazione prevista per sabato 28 febbraio alle 18) è il racconto del pensiero anarchico e della sua avvincente espressione satirica, quella che tra Ottocento e Novecento ha riempito le pagine di riviste divenute leggendarie, da Les Temps Nouveaux a L’Assiette au beurre, passando per Le Père Peinard.
Si intitola Disegno e dinamite. Le riviste illustrate fra satira e denuncia ed è la prima puntata di un progetto pianificato in collaborazione con il Museo d’arte di Mendrisio: due mostre, una a Lecco e l’altra proprio nella città ticinese, per raccontare quel focolaio di anarchia che tra fine XIX e inizio XX secolo ha interessato trasversalmente l’Europa, appassionando artisti che proprio a questo tema hanno dedicato alcune delle loro opere. E così Lecco accoglie una delle due esposizioni: un percorso curato da Simone Soldini e Chiara Gatti e che a partire dalle illustrazioni satiriche e dai disegni di denuncia approfondisce i capisaldi del pensiero anarchico.
Un intrecciarsi di motti noti, dal Né Dio né padrone al Né servi né padroni, guida infatti il visitatore attraverso le sale espositive, tratteggiando quelli che, come si sa, sono i temi particolarmente cari agli anarchici di fine Ottocento e oltre. Il capitalismo, la borghesia, la chiesa, la polizia, i giudici: di disegno in disegno, di illustrazione in illustrazione, ecco scorrere sulle pareti gli oppressori, colpevoli di rendere le persone, i personaggi rappresentati, esseri alienati, scheletri senza vita, pronti a prendere il loro biglietto senza ritorno del métro nécro (Le métro nécro di Théophile Alexandre Steinlen, esposti sia il disegno originale per la copertina de L’Assiette au beurre dell’agosto 1903 che la zincografia).
Ad aprire il percorso ci pensa una prima sala introduttiva: su una parete un susseguirsi di padroni e oppressi, con la triade del male rappresentata come un mostro a tre teste; sull’altra, invece, la speranza per un futuro migliore. È il sole nascente, frequente scelta iconografica presente anche nella seconda opera di Signac in mostra a Lecco: Les Démolisseurs (pubblicata su Les temps nouveaux), in cui un lavoratore abbatte il passato, il capitalismo, mentre sullo sfondo sorge il nuovo sole.
E poi la sezione Né un soldo né un soldato: una raccolta di opere impregnate di antimilitarismo, in cui guerre, repressioni nel sangue, colonialismo divengono temi di satira, occasioni per svelare la Psychologie du militaire professionel, per denunciare la repressione del luglio 1908 nei confronti di scioperanti di Villeneuve-Saint-Georges, o ancora per rivelare i metodi utilizzati dagli ufficiali nelle colonie penali francesi. Tra le opere in mostra, come anticipato, anche La barricade di Manet, La guerre di Rousseau e La commune di Luce.
Non potevano mancare, poi, le copertine e le illustrazioni antiborghesi e anticlericali, queste ultime tratte dalla più nota rivista antiecclesiastica: la storica Les Corbeaux. È una Chiesa che plagia le menti e decervella i bambini, che ingrassa alle spalle dei più poveri, tanto da dover trasportare Une belle bedaine (un bel pancione) con una carriola o da intrattenersi con un grasso maiale.
Infine, tema di attualità visti i fatti di Parigi dello scorso gennaio, chiude la mostra una sezione dedicata alla libertà di espressione. È il pensiero incarcerato, chiuso dietro sbarre ma pur sempre vivo, occasione per mobilitare, esattamente come avvenuto dopo l’attentato di Charlie Hebdo, artisti, intellettuali, menti libere a sostegno di chi libero non lo è stato. Lì, in mezzo a una parete, L’Art emprisonné, manifesto realizzato nel 1909 da Jules Grandjouan per promuovere una giornata dedicata al diritto di libera espressione per gli artisti. Un appuntamento organizzato per sostenere la causa dell’artista satirico Aristide Delannoy, incarcerato per le sue caricature del generale D’Amade. In cima al manifesto una mano: al polso una catena, tra le dita un pennino. Una storia vecchia di cent’anni. Una storia, verrebbe da dire, di poche settimane fa.
INFORMAZIONI TECNICHE –
Dal primo marzo al 31 maggio 2015, inaugurazione sabato 28 febbraio alle 18
Orari: mercoledì dalle 9 alle 13, giovedì dalle 15.30 alle 18.30 e dalle 21 alle 23, venerdì dalle 15.30 alle 18.30, sabato e domenica dalle 10.30 alle 18.30. Chiuso lunedì e martedì, il giorno di Pasqua e il primo maggio. Aperto lunedì dell’Angelo 6 aprile dalle 10.30 alle 18.30.