ARCHIVIO – “Memorie industriali tra Lecco e Milano”
Al circolo Figini di Lecco la mostra di Pio Tarantini e Luigi Erba

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mostra figini4LECCO – La fabbrica, il lavoro, la crisi, la fine della città industriale ma anche la solidarietà operaia, la lotta, gli anni Settanta. Frammenti di un mondo che per anni appariva superato, ma che ora sembra tornare di attualità a causa della crisi economica da cui il nostro Paese non si è ancora rialzato. A completare il tutto l’atmosfera del circolo Figini di Maggianico, un luogo vero, vissuto e che per settant’anni ha rappresentato un punto di aggregazione fondamentale nella città di Lecco e, in particolare, nel quartiere. Stiamo parlando di Memorie industriali tra Lecco e Milano, una piccola mostra fotografica che è, però, un piccolo gioiello, una rarità.

Due sono gli importanti protagonisti dell’esposizione inaugurata sabato 23 aprile 2016 presso il circolo e visitabile per tutto il mese di maggio. Si tratta di Pio Tarantini e Luigi Erba, che con i loro pochi scatti in mostra e partendo da stili espressivi diversi riescono a raccontare e a far rivivere un mondo, quello operaio. Sì perché la mostra, realizzata in occasione dei festeggiamenti per i settant’anni del circolo Figini, presenta due lavori differenti, ma entrambi ricchi di suggestioni.

mostra figini3Innanzitutto Tarantini, che con i suoi lavori ci porta al primo gennaio del 1973, all’interno della fabbrica milanese della Geloso. Il fotografo, uno dei più importanti esponenti della fotografia italiana contemporanea, ritrae attimi di vita all’interno della fabbrica con i lavoratori e le lavoratrici in lotta per mantenere il posto di lavoro. Gli scatti colgono aspetti marginali della vita quotidiana nell’azienda occupata e mostrano la dignità di persone che non sembrano lasciarsi prendere dalla disperazione. E così Tarantini ci conduce accanto a loro mentre abbelliscono con addobbi e ghirlande i locali per i festeggiamenti del primo dell’anno, ci mostra tavole imbandite alla buona e addirittura balli improvvisati nei saloni vuoti e spogli della fabbrica.

mostra figini2«Era la Milano del dopoguerra – spiega il fotografo di origine salentina – Quella Milano che cominciava la lenta trasformazione da città industriale a città dei servizi. Io provenivo da un mondo completamente diverso, il Salento, e per me la città era solamente quella vista in alcuni film come Rocco e i suoi Fratelli. A quell’epoca – prosegue – ero molto giovane e politicamente impegnato e testimoniare simili eventi mi sembrava un dovere. Gli uomini e le donne ritratti – conclude – vivevano quello che stava succedendo con preoccupazione, ma anche con la gioia di stare insieme e soprattutto con una grande solidarietà».

mostra figini 6Se le fotografie di Tarantini rappresentano una testimonianza, un tentativo di far riflettere su un avvenimento di attualità, diversa è la fotografia di Luigi Erba. Il noto fotografo lecchese espone per la prima volta alcuni scatti inediti che hanno come soggetto gli ultimi anni di vita di un luogo, il Caleotto, che può rappresentare il simbolo del cambiamento della città di Lecco. Anche le foto di Erba, realizzate nel 1986, vogliono essere un omaggio a un luogo ricco di storia e alla Lecco operaia, ma sono stampate secondo la tipologia espressiva degli Interfotogrammi, che caratterizza la ricerca artistica e metalinguistica del fotografo. Scatti di cortili, ingressi, rovine, capannoni ormai in disuso, finestre spaccate vengono infatti stampati tenendo conto del dittico, ossia dell’immagine tra la parte finale del fotogramma precedente e la parte iniziale successiva, in un’opera che può essere considerata come foto singola e ricordare, talvolta, la continuità di un film.

mostra figini5La mostra, dedicata al fotografo Cesare Colombo recentemente scomparso, rappresenta quindi un’altra iniziativa di un circolo da sempre aperto alle attività culturali e che vuole, dopo settant’anni, continuare a essere un punto di riferimento.

L’ingresso alla mostra è libero.

 

 

 

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L'autore di questo articolo

Daniele Frisco

È il flâneur numero uno, ideatore e cofondatore del giornale. Seduto ai tavolini di un qualche bar parigino, lo immaginiamo immerso nei suoi amati libri, che colleziona senza sosta e che non sa più dove mettere. Appassionato di Storia e, in particolare, di Storia culturale, è un inarrestabile studente (!): tutto è per lui materia da conoscere e approfondire. Laurea? Quale se non Storia del mondo contemporaneo?! Tesi? Un malloppo sul multiculturalismo di Sarajevo nella letteratura, che gli è valso la lode. Travolto da un vortice di lavori – giornalista, insegnante di Storia, consulente storico e istruttore del Basket Lecco – tra una corsa di qua e una di là ama perdersi nel folk-rock americano, nei film di Martin Scorsese e di Woody Allen, nella letteratura mitteleuropea e, da perfetto flâneur, nelle strade della cara e vecchia Europa. Per contattarlo: daniele.frisco@ilflaneur.com