LECCO – Sono gli infiniti volti del Perù quelli che scorrono, uno dopo l’altro, sulle pareti del Mojito Caffè di Lecco. Volti di donne che abitano i villaggi del Lago Titicaca, vere isole galleggianti costruite con canne di totora, ma anche luoghi, paesaggi sempre diversi, dove la natura e l’opera dell’uomo si abbracciano, generando spettacoli unici. Cuzco, ma anche le più piccole Ollantaytambo e Chivay: trentacinque scatti per una mostra fotografica dal titolo La Pachamama e gli infiniti volti del Perù, allestita all’interno del locale di Viale Turati dal 19 novembre (inaugurazione in programma per le 21) al 16 dicembre 2015.
Una raccolta di immagini scattate dalla giornalista Elena Pescucci, che giusto un anno fa è andata alla scoperta di una terra che, come afferma la stessa autrice delle foto, «lascia senza fiato». «Un viaggio appassionante – racconta – un’esperienza unica, irripetibile e indimenticabile. Nel mio piccolo, con questa mostra, vorrei cercare di trasmettere e condividere le sensazioni che ho provato. I giorni passati lì sono stati un susseguirsi di emozioni, un misto tra gioia e stupore. Ho scoperto un Perù magico avvolto da un’aura di serenità e pace. L’energia e la tranquillità dei luoghi simbolo del Perù sono qualcosa che difficilmente si può spiegare a parole. Solo chi l’ha vissuto sulla propria pelle può comprenderlo. Ritrovarsi lì ai piedi della cittadella di Machu Picchu a osservare la spettacolare creazione architettonica inca o attendere per ore l’arrivo del condor nella Valle del Colca, la cui maestosità ti lascia senza fiato, è stato un vero e proprio dono. Quando una mia cara amica peruviana, Yeyna, mi diceva : “il Perù non è soltanto il Machu Picchu” non riuscivo a capire il senso delle sue parole. Ora, invece, mi è tutto più chiaro».
E così ecco Ollantaytambo, cittadella dalla fortezza inca, o le quattro rovine vicino a Cuzco (la fortezza di Sacsayhuamán, il santuario di Qenqo, la fortezza di Puca Pucara e il palazzo di Tambomachay), e ancora, come anticipato, l’escursione sul lago Titicaca, «il lago navigabile più alto del mondo, dove ho conosciuto – riprende Pescucci – gli Uros, la popolazione locale indigena che vive su palafitte costruite con le proprie mani».