LECCO – Quattro fasi della vita. Quattro fasi vissute in Canottieri. I ricordi di Pierantonia Brambilla sono il nuovo appuntamento con la rubrica Canottieri Lecco: 120 anni di Sport, Passione, Racconti. Bambina, ragazza, giovane sposa e nonna: il racconto di una vita, trascorsa in Canottieri…
Come ho vissuto la mia lunga vita in Canottieri
Ricordi e testimonianze
di Pierantonia Brambilla, socia, di nuovo, dal 1981
Ho pensato di dividere la mia lunga vita vissuta in Canottieri in quattro periodi.
La prima parte da piccolina; dove adesso si trova la piscina ho ben visibile la spiaggia sassosa e la lunga fila di cabine posizionate dalla parte del Caldone, con il lungo terrazzo (tipo casa di ringhiera) per accedervi. E poi le uscite sulle barche a remi raccontate così bene da Cianino Riva e le lunghe remate, perché mia madre era convinta che remare sviluppasse il torace femminile (mai avuto qualcosa più della seconda taglia!). E dopo il bagno in centro lago i pranzetti in barca, che consistevano in un uovo sodo (o più), pomodori dell’orto conditi con sale fino, frutta fresca e una rosetta. E guai ad avventurarsi alle Caviate: il San Martino era montagna pericolosa per i probabili sassi che sarebbero dovuti cadere nel lago e…la maledizione dell’Abate Stoppani… Bei tempi!
La seconda parte vissuta da ragazzina solo durante l’estate, perché in inverno mi avevano spedita in collegio. Tante, tante nuotate e qualche tuffo .Mi ricordo che invidiavo le ragazze del nuoto e del pattinaggio su rotelle per il rapporto amichevole tra di loro e con gli altri atleti di nuoto, pallanuoto, canottaggio (una generazione di bellissimi ragazzi!!!!). Ero fuori dal giro e un poco invidiosa. Risale a quel periodo il mio (e di Luisella Grassi) tentativo di imparare a giocare a tennis. Alle 7.30 sul campo di terra rossa, nessuno spettatore fortunatamente, eccetto i soldati, molto divertiti e spiritosi, di corvée in cucina della allora caserma di fanteria di Via Nullo. Inutile dire che il tentativo non è riuscito…
Poi la terza parte, da giovane sposa: prima con il primo e poi con il secondo bambino. Le rincorse sul terrazzone (ai tempi non c’era la rete di protezione), in spiaggia e sul molo nel tentativo, sempre riuscito, di non farli cadere in acqua. Divenuti grandicelli hanno scelto la montagna e per un certo periodo di tempo ho abbandonato la Canottieri. Poi è arrivato Pietro, che (anche se lo nega) se avesse seguito le orme “sportive” dei fratelli sarebbe sempre arrivato terzo; lui si è affezionato molto alla Canottieri e come sport competitivo ha scelto la vela. Sono passati ancora tanti anni, che sono stati raccontati così bene dagli altri “canottieroidi”…
E adesso da ex nonna, perché anche i miei nipoti non hanno più bisogno delle mie attenzioni fisiche, mi godo finalmente la Canottieri, da seduta. I risultati dei ragazzi delle sezioni sportive, che mi inorgogliscono sempre; le nuove generazioni che scorazzano in spiaggia, i giovani che vedo tornare dopo una certa assenza, le chiacchierate con i soci nel vano tentativo di cambiare il mondo, i tramonti, pochissime albe, la Canottieri fisicamente come seconda casa. Tutto qui.
Grazie Canottieri
Pierantonia