LECCO – Una selezione di opere realizzate da Luigi Erba dalla metà degli anni Ottanta in poi e in cui la singola immagine viene messa in relazione con se stessa e con altri fotogrammi, il tutto grazie alla tecnica della sovrapposizione in postproduzione. Dopo la chiusura per Covid-19, da martedì 19 maggio a sabato 6 giugno 2020 la Galleria Melesi di Lecco torna ad aprire le sue porte per Never Alone, terza personale che lo spazio espositivo di via Mascari dedica al noto fotografo lecchese, pensata per metterne in luce la costante ricerca non solo tecnico-linguistica ma anche concettuale, quasi filosofica. Una mostra inaugurata lo scorso 15 febbraio, sospesa a causa della pandemia e ora nuovamente visitabile con ingressi contingentati e rigorosamente muniti di mascherina.
Luigi Erba, quini: un artista dal riconoscibile concettualismo lirico, capace di approfondire, attraverso il suo lavoro, temi complessi come lo spazio-tempo o la negazione della fotografia come scatto unico che coglie l’attimo, perennemente in bilico tra progettualità e casualità, tra conscio e inconscio. «La mia fotografia – afferma lo stesso Erba – non è mai sola. Dagli anni ottanta si è frantumata, poi si è messa a rincorrere, a raccattare altri scatti precedenti o successivi. Quindi si è sovrapposta sul rullino impresso e sovraimpresso in tempi e luoghi diversi. Si nascondeva, come quando da piccolo mi arrotolavo e avvolgevo tra le lenzuola e i cuscini del letto grande dei genitori. È ed è stato tutto come un sogno. Un tentativo di superare il limite del fotogramma per avere un pezzo di infinito da tenere in tasca. Forse, più semplicemente, realisticamente, un film… mai girato!».
E questa mostra lecchese coglie la svolta linguistica proprio degli anni Ottanta: un periodo in cui compare il colore, raro nelle opere di Erba, e che al procedimento analogico sostituisce quello digitale, con scatti realizzati con il cellulare. Uno strumento nuovo, «usato – come scrive Cristina Cesero nel catalogo della mostra e come affermato dallo stesso Erba – come fosse un metal detector, cioè con una manualità inedita, chiaramente diversa rispetto a quella sottesa all’uso della macchina fotografica».
Un corpus di opere, quello proposto alla Galleria Melesi, che si compone proprio di queste immagini a colori, tutte bidimensionali e successivamente – precisamente nove anni dopo lo scatto – sovrapposte a se stesse, generando senso di incertezza, misticismo, evanescenza. Una tecnica portata avanti anche nei lavori dai primi anni del 2000 in poi, ad esempio nelle serie in bianco e nero di sequenze sovrapposte in macchina e riguardanti gli ombrelloni (Un luogo sull’altro) e nelle successive Percezione del paesaggio, con ripresa analogica.
Una trentina, in conclusione, le opere in mostra e che propongono, qui, un lavoro che lascia «molto spazio – scrive ancora Cesero – all’improvvisazione, intesa però certamente nella sua accezione più nobile, che prevede un atteggiamento in totale sintonia con gli accadimenti, che consente di guardarsi intorno, come un flâneur, di cogliere la meraviglia nascosta nel mondo circostante…».
INFORMAZIONI – 19 maggio al 6 giugno 2020 | Galleria Melesi di Lecco. Orari: da martedì a sabato 16 | 19, altri orari su appuntamento. Info: www.galleriamelesi.com