MILANO – Oltre 120 opere prestate da musei e collezioni d’Europa e statunitensi per raccontare un grande pittore italiano di fine Ottocento, perfetta sintesi tra la tradizione della grande pianura e le eredità meno conosciute della regione alpina. Visitabile sino al 18 gennaio 2015 e curata da Annie-Paule Quinsac, Segantini. La mostra è una retrospettiva che Palazzo Reale e la città di Milano dedicano a Giovanni Segantini (1858-1899), artista straordinariamente noto in vita, in seguito dimenticato e finalmente riscoperto dalla critica italiana e internazionale nel corso del Novecento. Prodotta dal Comune di Milano e da Skira editore in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, l’antologica è parte del ricco calendario di Milano Cuore d’Europa, una sorta di palinsesto culturale cui l’assessorato alla Cultura di Milano sta dando forma in vista dell’Expo, volto a mettere in luce l’identità fortemente europea della metropoli meneghina.
Al centro dell’esposizione il percorso artistico di Segantini, a partire dagli esordi milanesi e dal legame esistente, talvolta sottovalutato, tra il pittore e la città lombarda. Sì, perché quando si pensa a Segantini difficilmente viene in mente Milano: più probabile, forse, l’accostamento ai paesaggi alpini, all’Engadina, terra che l’ha accolto negli ultimi anni della sua vita e ritratta in numerose opere, o al tema della maternità, memorabile nel dipinto Le due madri, del 1889.
Eppure Milano significa per Segantini una «vera e propria patria dello spirito, il fulcro della sua parabola artistica – spiegano dalla mostra – anche dopo l’avventuroso pellegrinaggio dai colli della Brianza alle montagne dell’Engadina», indiscusse protagoniste della sua opera pittorica. È nella città lombarda, infatti, che l’artista inizia il suo percorso artistico: a Brera, innanzitutto, dove segue i corsi di Giuseppe Bertini. E poi le conoscenze e le amicizie, alcune fondamentali, come quella con il pittore divisionista Vittore Grubicy. È a Milano che Segantini ama esporre: qui si trova la galleria Grubicy, che lo sostiene e lo «introduce – riprendono – alla borghesia illuminata lombarda, facendogli conoscere, attraverso pubblicazioni e riproduzioni, la maggiore arte contemporanea europea: da Millet, cui sarà spesso accostato, alla Scuola di Barbizon, sino alla scuola olandese che ne deriva». È a Milano, infine, che Segantini assimila le nuove tendenze artistiche, dalla Scapigliatura al Divisionismo, di cui è considerato uno dei massimi esponenti, senza dimenticare il Simbolismo, che saprà rielaborare in un modo tutto personale. Ecco perché non poteva mancare, nella mostra di Palazzo Reale, un’intera sezione dedicata agli esordi milanesi: scorci dei Navigli rievocano lo splendore della città di fine Ottocento, da Nevicata sul Naviglio a Il Naviglio a Ponte San Marco. E poi Il coro di Sant’Antonio, Ritratto di donna in Via San Marco o Ritratto della signora Tonelli.
Ma al di là di Milano, la mostra intende ripercorrere l’intera carriera dal pittore: i ritratti e le nature morte sono raccolti, infatti, in sezioni successive, così come il percorso dedicato a Natura e vita nei campi: un vasto corpus di opere che comprende Sul balcone e L’ultima fatica del giorno e che, come anticipato, mette in luce uno dei temi più amati dal pittore: la montagna e il paesaggio alpino, con le scene di vita nei campi, i costumi caratteristici e la società contadina. E poi ancora la sezione Natura e Simbolo, nella quale si possono ammirare Mezzogiorno sulle Alpi e La raffigurazione della Primavera, e, per concludere, quella dedicata al tema della maternità, che ospita, tra gli altri, L’Angelo della vita, Pascoli di primavera e Le due madri.
INFORMAZIONI TECNICHE
Fino al 18 gennaio 2015, Palazzo Reale (Milano)
Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30, giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.
Biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro
Info: www.mostrasegantini.it