MILANO – L’osservazione del mondo e della natura in modo diverso; la capacità di mettere in luce la bellezza della regolarità geometrica, che qui diviene magia, gioco; l’abilità nel cogliere il reticolo geometrico che si cela dietro le cose e di renderlo, in seguito, premesse compositive per costruire delle immagini interiori. E ancora le sue costruzioni impossibili, le tassellature degli spazi bi e tridimensionali, il moto perpetuo e l’autoreferenzialità. Il mondo visionario di Escher è in mostra a Milano. Scomparso nel 1972, Maurits Cornelis Escher ci ha lasciato un ricco corpus di opere, testimonianza, certo, del suo tempo, ma anche punto di riferimento per la cultura novecentesca, per la società dell’immagine, che da lui ha preso più di uno spunto.
Continua sino al 29 di gennaio la mostra che la città di Milano dedica proprio all’artista nato sul finire dell’Ottocento: un’esposizione che all’interno delle sale di Palazzo reale raccoglie oltre 200 opere firmate dall’incisore e grafico olandese. Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con la M.C. Escher Foundation, la mostra è curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea ed è un viaggio in un immaginario curioso, fatto di distorsioni geometriche e di bizzarre, talvolta paradossali reinterpretazioni di concetti di stampo scientifico, matematico, logico.
Un tour all’interno dello sviluppo creativo dell’artista e che a partire dalla radice della storia dell’arte raggiunge il Liberty e si sofferma, in particolare, sull’amore dell’incisore per Roma e l’Italia e sul suo soggiorno in Andalusia, terra, quest’ultima, dove pare che Escher abbia sviluppato il suo interesse per le forme geometriche. «Gli occhi del grande artista si sono posati – spiegano dalla mostra – tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese – come in Tetti di Siena (1922) e Notturno romano: il Colosseo (1934) – quanto, e ancor più, sulle piccole cose, osservate come fossero una straordinaria architettura naturale, come avviene in opere quali Soffione (1943), Scarabei (1935) e Cavalletta (1935)».
Snodo centrale dell’esposizione milanese, poi, il momento della maturità artistica di Escher, quando protagonisti della sua ricerca divengono i temi della tassellatura, con tessere ripetute in tutte le possibili variazioni di forma e di dimensioni, delle superfici riflettenti e degli oggetti impossibili: «ne sono un esempio – continuano – capolavori come Mano con sfera riflettente (1935), Relatività (o Casa di scale) (1953), Metamorfosi (1939) e Belvedere (1958)».
In mostra, infine, anche una sezione in grado di documentare quanto la lezione di Escher sia stata centrale nella cultura, nell’editoria e nella musica del Novecento, con influenze nel mondo dei fumetti, della pubblicità, dei videoclip musicali e del cinema.
INFORMAZIONI – ORARI: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30. BIGLIETTI: Intero 12 euro, ridotto 10 euro. INFO: www.mostraescher.it