“Oto Residency” e il loft creato da Giuseppe Villa.
Il Flâneur incontra il creativo lecchese

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LECCO – Per una settimana ha trasformato uno degli spazi di Oto Lab, in via Mazzucconi, in un appartamento, ricreando tre diversi ambienti e rendendoli luogo di racconto per i suoi progetti. Stiamo parlando di Giuseppe Villa, creativo lecchese che è stato protagonista, dal primo al sette giugno, di Oto Residency, iniziativa che in tempi di Covid-19 sta portando otto artisti del territorio all’interno di quello che è stato l’opificio Oto Metallurgica Rusconi, oggi interessante esempio di riconversione e rigenerazione urbana. Una rassegna virtuale, da seguire sui social e che, dopo aver già accolto i fotografi Beatrice Mazzucchi e Pietro Sala, l’artista Nicolò Tomaini e, appunto, Giuseppe Villa, nelle prossime settimane aprirà le sue porte anche a Federico Wilhelm (fotografo, dall’8 al 14 giugno) Anna Rimoldi (graphic designer, dal 15 al 21 giugno), Tobia Scandolara (fotografo, dal 22 al 28 giugno) e Marina Gallandra (dal 29 giugno al 5 luglio).

Curioso l’allestimento creato per l’occasione da Officina Giuseppe Villa: una sorta di AppartamentOfficina, com’è stato chiamato, diviso in soggiorno, zona living e camera da letto; in cui rintracciare oggetti prestati da amici; in cui prendere un caffè – rigorosamente a distanza – e condividere impressioni, idee.

Guidati da Giuseppe, siamo andati alla scoperta del suo lavoro e dei progetti futuri: un percorso inaugurato dalla parte relativa all’organizzazione di eventi e, in particolare, al wedding – raccontata ed esposta nella zona “pranzo” dell’allestimento – e che nel salotto ha raccolto dieci anni di calendario L’Amo. Un almanacco, quest’ultimo, creato da Villa e sin dalle origini dedicato al territorio di Lecco, agli elementi paesaggistici che meglio lo raccontano e che ne racchiudono l’essenza: la montagna e il lago. Dieci anni di parole e immagini, in un progetto che unisce tradizione e innovazione, luoghi del cuore e sconfinamenti.

«Dopo i primi cinque primi anni senza un tema preciso, dalla sesta edizione del calendario – ci ha raccontato Villa – ho approfondito un particolare aspetto del nostro territorio, dall’ambiente alla casa, dall’amore per la città al paradiso in cui viviamo senza esserne pienamente consapevoli, fino ai temi “confini”, con una raccolta di immagini delle montagne scattate da giovani fotografi del luogo, e “sconfini” nel comasco, entrambi protagonisti del calendario 2020».

Ma ad attirare la nostra attenzione è soprattutto Cinquantottena, raccolta di acquarelli realizzati da Villa nel corso della quarantena e simbolicamente raccontati in quella che, nell’allestimento, rappresentava l’area più intima: la camera da letto. 58 lavori, uno per ogni giorno di quarantena, danno forma a un’idea che nel titolo gioca con le parole: una quarantena che, in realtà, è cinquantottena, affrontata con un mix di ripetitività e creatività.

«Sono partito dalle pagine di L’adolescente di Dostoevskij, romanzo in cui emerge forte il tema dell’isolamento, e ho deciso di esorcizzare, nascondere completamente il testo, coprendolo con delle pennellate di colore quasi meccaniche, dal tratto uguale. Un modo per annientare la quarantena, soprattutto per chi l’ha vissuta in solitudine, attraverso una sorta di litania, di mantra, di movimento ripetitivo. Riguardando ora tutti questi lavori mi accorgo che il risultato tra una pagina e l’altra è molto diverso, come se ciascuna riflettesse un particolare stato d’animo del momento».

Un percorso in 58 tappe che approda, infine, a un ultimo lavoro: una pagina in cui alcune parole del romanzo rimangono inaspettatamente visibili, appaiono tra i tratti, riprendono la scena e tornano a dare, dopo tanto isolamento, un po’ di speranza. «Voi ripartite? – Sì…riparto – Presto? – Presto.».

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