LECCO – 120 anni fa nasceva la Canottieri di Lecco. Era infatti il 1895 quando, seduti ai tavolini dello storico Caffè del Teatro della Società di piazza Garibaldi, circa una quarantina di appassionati della disciplina del canottaggio posero le basi per la costituzione di una società divenuta storica per la città (qui l’articolo). In occasione di una ricorrenza tanto importante, Il Flâneur (in collaborazione con Lecco Notizie) ospita una serie di racconti: storie e testimonianze di ieri e di oggi, tutte raccolte nella rubrica Canottieri Lecco: 120 anni di Sport, Passione, Racconti.
Dopo il racconto Cronaca immaginaria di una sera di Sergio Invernizzi, ecco i ricordi della campionessa di nuoto Wilma Francoletti, socia della Canottieri Lecco dal 1944. Flash dal passato tornano alla mente, tra segretari scrupolosi e custodi «mitici» come l’Annetta, tra record di nuoto e innamoramenti…
“RICORDI”
di Wilma Francoletti
Della Canottieri conservo innumerevoli ricordi, un’immersione nella mia vita. Lascio ai più giovani i ricordi recenti, mentre io vi prendo per mano, e andiamo indietro, indietro…
Ecco comparire il Federico, lo storico segretario che scrutava con un certo cipiglio gli eventuali abusivi come il Mariolino Almanzo che, beccato a entrare dalla Lancia, si sgobbiva poi per entrare non visto dall’ingresso, ma fu colto ed espulso definitivamente. Ecco allora il memorabile intervento di Aronne Anghileri che era burbero, ma aveva un cuore sensibile. Siccome il ragazzino viveva un po’ abbandonato, Aronne proclamò in assemblea che la Canottieri non è solo una società sportiva, ma anche un ente morale: fece riammettere il Mariolino e immediatamente lo iscrisse alla sezione nuoto, benché avesse l’ossatura pesante non adatta al galleggiamento. Divenne, infatti, campione italiano di pugilato.
Ecco i mitici custodi (anni 50 e forse oltre): il Carlo, formidabile costruttore di imbarcazioni da corsa, e la baffuta Annetta, che un po’ clandestinamente ospitava me e Ferruccio in una specie di deposito al piano sopra la segreteria, dove Ferruccio mi dava lezioni di chimica e matematica, dato che andavo sempre a ottobre. Lei, l’Annetta, con aria cospiratoria, lisciandosi tra indice e pollice i baffetti, mormorava nel suo friulano “Niun vede, niun sa”. E dopo di loro ecco il Gaudenzio, che zoccolava per la Canottieri dall’alba (letterale) al tramonto, emblema della laboriosità lecchese. Ed ecco ancora i ragazzini che giocavano liberamente nel lago a un gioco gaudioso chiamato Mago, libero Mago.
Quanto a me, alla Canottieri sono cresciuta, ho raccolto successi sportivi, mi sono innamorata. Volete sapere come fu legittimato questo amore che io covavo da quando facevo la prima media e lui, Ferruccio, mi dava i buffetti? Passano gli anni, un certo intenerimento da parte sua lo sento, ma niente dichiarazioni. Una bella sera, di quelle sere struggenti al tramonto, eravamo sul molo, quello che guardava al Pradello. Per rompere l’emozione che circolava lui disse, per la verità con la voce un po’ rotta, «andiamo». Io capii «ti amo», abbattendomi sulla sua spalla miagolando «anch’io». Per non rovinarmi l’incanto Ferruccio non replicò, e così iniziammo a filare, come si diceva allora. Solo dopo la nascita del secondo figlio, una sera tra amici, rivelò l’adorabile equivoco.
E come dimenticare Aronne, la gloriosa squadra di nuoto, gli allenamenti in darsena dopo aver estratto le alghe? Aronne che fu non solo un grande allenatore, ma anche un educatore, fingeva di tirarci gli zoccoli o l’asse, ma a volte ci sfiorava davvero. Lì, in quella darsena, sono stati abbattuti dalla Nucci Solari e da me primati italiani di rana e farfalla. Una volta, mentre provavo i 200 rana, e dalla frenesia di Aronne che correva avanti e indietro ai bordi della vasca scrutando il cronometro capivo che andava giù il primato, mi si slacciò la bretella del costume, e ad ogni virata emergeva il seno nudo: uno spettacolo per quei tempi! Ma non mi fermai, e fu record.
Per concludere, ricordo che da bambina ero perennemente nel lago e mi venivano le labbra blu. La mamma del Marco, il nostro Presidente, affascinante signora che stava in spiaggia a prendere il sole, mi diceva «Wilma, vieni fuori dall’acqua che hai tutte le labbra blu e da grande ti vengono i reumatismi». Per fortuna i reumatismi non mi sono mai venuti.
E così finisco la mia passeggiata fra i ricordi, augurando al nostro sodalizio che compie 120 anni (!!) un luminoso futuro e ogni buona cosa ai nostri soci.
Wilma Francoletti, socia dal 1944