LECCO – Tre romanzi in cui vicende narrate e Storia si intrecciano e in cui protagonista è sempre il Novecento. Secolo del Fascismo e della Resistenza, ma anche delle olimpiadi di Roma del Sessanta e di ipotesi di golpe, eventi che fanno da sfondo alla narrazione. L’undicesima edizione del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni Città di Lecco porta in finale, come vuole il premio, tre romanzi storici, questa volta tutti ambientati nel Secolo Breve. Si tratta di 1960 di Leonardo Colombati, L’eco di uno sparo di Massimo Zamboni e Il tempo migliore della nostra vita di Antonio Scurati (Bompiani), tre titoli letti e votati da una giuria popolare composta da una cinquantina di lettori, che domenica 8 novembre, presso il Teatro della Società di Lecco, decreterà il vincitore dell’edizione 2015 del prestigioso riconoscimento organizzato dall’associazione 50&Più – Confcommercio Lecco. Una cerimonia conclusiva, quella di domenica, che prenderà il via alle 17 e che vedrà la presenza dei tre autori in finale e di Andrea Vitali nella veste di intervistatore. In attesa di assistere allo spoglio in diretta delle schede e alla proclamazione del vincitore, ecco qualche anticipazione sui romanzi.
A settant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, Antonio Scurati sceglie di ricostruire il clima di quel momento e lo fa raccontando la storia di un eroe della Resistenza, di quell’insegnante che volle e seppe, insieme a pochi altri, dire no al Fascismo, rifiutandosi di giurarvi fedeltà. Uomo che, dopo aver dato vita alla casa editrice Einaudi, venne imprigionato dai tedeschi e morì poco dopo in carcere, a Roma. Si tratta di Leone Ginzburg, intellettuale di cui Scurati ripropone la vicenda: un «racconto rigoroso e appassionato», si legge nella presentazione del libro, in cui scorrono, accanto alla storia di Ginzburg e di sua moglie Natalia, anche le vite di persone comuni, vissute sotto la dittatura e la guerra. Sono Antonio, Peppino, Ida e Angela, nonni del premio Campiello con Il sopravvissuto.
Si parte sempre dal periodo della Resistenza e si arriva negli anni Sessanta, invece, con Massimo Zamboni, musicista noto per essere stato chitarrista dei CCCP e dei Csi. Nel suo L’eco di uno sparo (Einaudi), Zamboni racconta di Ulisse, squadrista membro del Direttorio del fascio, assassinato nel febbraio del 1944 per mano di tre membri dei Gruppi di azione patriottica. Diciassette anni dopo uno dei tre partigiani viene a sua volta colpito a morte da una pallottola. Un colpo mortale, sparato da uno dei compagni gappisti. Un romanzo, quello di Zamboni, familiare: nipote di quell’Ulisse assassinato nel ’44, l’ex chitarrista dei CCCP riprende la storia della sua famiglia e la racconta a distanza di più di settant’anni, tratteggiando il volto di un intero Paese, fatto di un «eterno ripetersi – si legge nella presentazione del libro – di soprusi e vendette».
Infine 1960 (Mondadori), romanzo del giornalista e scrittore Leonardo Colombati, ambientato durante le Olimpiadi romane di quell’anno. In una Roma festosa, pronta ad accogliere Cassius Clay, Livio Berruti, Wilma Rudolph o Abebe Bikila, meta per americani in cerca della Dolce vita, punto di riferimento per registi e attori famosissimi che si aggirano per le sue vie, Colombati ambienta un romanzo che è insieme affresco di un’epoca e thriller, dove personaggi reali e di fantasia restituiscono al lettore un clima fatto anche di cospirazioni, intercettazioni, indagini per sventare un possibile colpo di Stato.