In occasione del concerto che giovedì 28 maggio ha portato Mark Knopfler sul palco del Forum di Assago, “Radio Flâneur” vi racconta di “Tracker”, ultimo lavoro dell’ex leader dei Dire Straits. «Un disco che va degustato con calma, che cresce lentamente ascolto dopo ascolto».
MARK KNOPFLER – TRACKER
Niente di nuovo…ma la classe non è acqua
Il marchio di fabbrica è inconfondibile: voce soffusa, a tratti quasi sussurrata, e quella chitarra così pulita da sembrare eterna e immutabile nel tempo, in perenne oscillazione tra arpeggi delicati e soli più fragorosi. La voce e la chitarra in questione sono naturalmente quelle di Mark Knopfler, ex leader dei Dire Straits e fresco autore del nuovo album d’inediti Tracker. Un disco che va degustato con calma, che cresce lentamente ascolto dopo ascolto, non certo un disco d’impatto e tanto meno un disco lontano dagli standard espressi nei lavori pubblicati in precedenza dal chitarrista britannico. Piuttosto, si tratta di un album fuori dal tempo e dal sapore “artigianale”, nel senso più alto e nobile del termine: un album pacato, sapientemente costruito nota dopo nota, parola dopo parola, dai ritmi meditati e lontano da quel rock che ha appassionato milioni di fans dei Dire Straits in giro per il mondo. Le atmosfere elettro-acustiche evocate da Mark Knopfler in Tracker restano sempre in bilico tra matrice folk e tradizione americana, esprimendo tutta la saggezza e la tranquillità di un uomo di 65 anni, in pace col mondo, ma allo stesso tempo ancora desideroso di trasformare in musica e parole i propri sentimenti e le proprie emozioni, spesso scaturite da viaggi e fascinazioni poetico-culturali.
Nelle undici tracce dell’album (15 nella Deluxe Edition e ben 17 nella Super Deluxe Edition) si mescolano influenze e generi musicali diversi, a partire dall’irish style dell’iniziale e bellissima Laughs and jokes and drinks and smokes, una canzone dal sound avvolgente, perfetta per aprire le danze e introdurci in questo nuovo viaggio musicale, nonostante il terreno scelto sia già stato percorso e battuto in alcuni dei precedenti episodi discografici del Knopfler solista. Si prosegue con Basil, un brano lento e ammaliante, dedicato al poeta Basil Bunting; anche la successiva River towns si muove su atmosfere dilatate: inizia con toni semiacustici per poi aprirsi gradualmente seguendo una piacevole melodia che contempla anche dei fiati e un sax in sottofondo. Di pregevole fattura è pure Skydriver, sicuramente più movimentata della seguente Mighty man, nella quale si respirano ancora atmosfere irlandesi, introdotte da un ottimo arpeggio di chitarra del nostro. Broken bones è uno degli episodi più rock del disco e si oppone per atmosfere alla più meditativa Long cool girl. Tra le composizioni più riuscite dell’album c’è invece Lights of Taormina, brano nato dalle suggestioni di uno dei viaggi fatti da Knopfler in questi anni, che si sviluppa tra una lunga introduzione, uno svolgimento convincente e una coda musicale molto ispirata per oltre 6 minuti di canzone. Anche Silver eagle raggiunge i 5 minuti di durata, col suo sviluppo lento e delicato, grazie alla chitarra sapientemente sfiorata, alle note centellinate e alla voce evocativa di Knopfler. Siamo alle battute finali dell’album ed ecco comparire Beryl, il singolo che ha anticipato di qualche settimana l’uscita di Tracker: sicuramente si tratta del brano più vivace del lotto e strizza più di un’occhiata alle prime composizioni dei Dire Straits; impossibile non sentire dietro l’angolo gli echi inconfondibili di Sultans of swing… e forse è proprio per questo che piace e funziona alla grande! Ad ogni modo è una canzone pregevole, costruita in modo classico e dedicata alla scrittrice Beryl Bianbridge. Conclude il disco una ballata molto struggente, Wherever I go, cantata da Mark Knopfler in un duetto di gran classe con Ruth Moody delle canadesi Wailin’ Jennys: le due voci si intersecano alla perfezione, creando delle armonie suadenti e notturne, ottime per dare la buonanotte all’ascoltatore in attesa – magari – di vedere Mark Knopfler dal vivo in qualche concerto.
Tirando le somme, non aspettatevi nessuna rivoluzione musicale nello stile di Mark Knopfler: Tracker si mantiene sulla scia dei lavori precedenti; è un disco che senza dubbio necessita di più ascolti per farsi apprezzare appieno. Se vi erano piaciuti i precedenti lavori solisti di Knopfler, Tracker fa al caso vostro; viceversa, non sarà questo disco a farvi rimanere tanto estasiati da cambiare opinione sul chitarrista britannico.
Matteo Manente