MONTE MARENZO – È una delle vicende più oscure e controverse della storia d’Italia ed è al centro di Una storia quasi soltanto mia, il libro scritto da Piero Scaramucci e Licia Pinelli. Si tratta della morte del ferroviere anarchico Giuseppe (Pino) Pinelli, avvenuta a causa di una caduta da una finestra della questura di Milano, pochi giorni dopo la strage di Piazza Fontana e in circostanze mai chiarite. Il volume, una lunga intervista alla moglie Licia Pinelli, verrà presentato nella serata mercoledì 22 aprile alle 21, presso la Sala Civica di Monte Marenzo, dove interverranno il giornalista e autore del libro, Piero Scaramucci, e la figlia di Giuseppe e Licia, Silvia Pinelli.
Una serata promossa dall’associazione culturale UPper Monte Marenzo e che sarà un’occasione per ricordare Pino e la battaglia della moglie Licia per la verità, che è iniziata subito dopo la morte del marito e non ha ancora trovato risposte. Con Pino Scaramucci si affronteranno alcuni argomenti trattati nel libro-intervista, partendo dal racconto della vita dei coniugi Pinelli: il primo incontro a un corso di Esperanto, il matrimonio, le figlie e poi i tragici fatti di Piazza Fontana, la morte di Giuseppe e la successiva esecuzione del commissario Calabresi. E poi agli anni successivi, fatti di battaglie alla ricerca della verità che, a più di quarantacinque anni di distanza, non è ancora arrivata, con evidenti responsabilità di apparati dello Stato. «Non raggiungere la verità giudiziaria – spiega, a proposito, la moglie di Pinelli – è una sconfitta dello Stato. È lo Stato che ha perso, perché non ha saputo colpire chi ha sbagliato. Perché in un modo o nell’altro, voglio dire direttamente o indirettamente, Pino è stato ucciso. E poi non è una questione di vincere o di perdere: semplicemente uno Stato che non ha il coraggio di riconoscere la verità è uno Stato che ha perduto, uno Stato che non esiste».
Tornando al libro, Una storia quasi soltanto mia è uscito per la prima volta agli inizi degli anni Ottanta ed è stato ristampato nel 2009, anno nel quale il presidente Giorgio Napolitano ha riconosciuto pubblicamente l’innocenza di Pinelli con eloquenti parole. «Rispetto e omaggio – ha infatti dichiarato l’ex Presidente – per la figura di un innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte, prima di pesantissimi e infondati sospetti, poi di un´improvvisa, assurda fine». Durante lo stesso Giorno della Memoria, sempre al Quirinale, si sono inoltre incontrate, per la prima volta, anche Licia Pinelli e Gemma Calabresi, quest’ultima vedova del commissario ucciso in un attentato perché accusato di essere il responsabile della morte di Pinelli.
«Questa è la storia che Licia Pinelli mi raccontò all’inizio degli anni Ottanta – racconta Scaramucci – Era rimasta appartata, quasi silenziosa per una decina d’anni, da quell’inverno del 1969, quando la bomba fece strage alla Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, suo marito Pino, ferroviere anarchico, precipitò da una finestra della questura e l’Italia scoprì che la democrazia era sotto attacco. Licia – continua – si era tenuta lontana dai riflettori, concentrandosi in una tenace battaglia per ottenere giustizia dalla Giustizia. Non la ottenne. Dopo dieci anni Licia fece forza sul suo severo riserbo e si decise a raccontare di sé e di quel che era successo. Scelse lei stessa di parlare e mi chiese di intervistarla. Non fu un percorso facile, per Licia fu come reimparare a parlare e a guardare dentro se stessa dopo anni di silenzio e autocensura. Oggi, a distanza di tanto tempo, questo racconto appare come un documento di rara verità, chi vorrà scrivere la storia di quegli anni durissimi non ne potrà prescindere».
Accanto al giornalista Scaramucci, inviato Rai per trent’anni e poi direttore di Radio Popolare fino al 2002, ci sarà, come anticipato, Silvia Pinelli, figlia di Pino rimasta orfana di padre a solo nove anni.