RADIO FLÂNEUR – “Fra silenzi e spari” dei Gang. I fratelli Severini mettono al riparo il proprio repertorio, una volta per sempre

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Se Cisco e i Modena City Ramblers hanno riportato tutto a casa trent’anni fa, i Gang dei fratelli Marino e Sandro Severini con il nuovo progetto Fra silenzi e spari riportano a casa il proprio repertorio di canzoni, per metterlo una volta e per sempre al sicuro dalle logiche commerciali delle solite multinazionali del profitto che operano ormai spietatamente nel campo dell’industria musicale. E i Gang da sempre sono dei finissimi artigiani della musica, altroché industriali: l’unica logica che conoscono, contrariamente a quella del mercato e del denaro, è quella del racconto e della condivisione delle storie che fondano la nostra comunità, senza intenzione di lucro o di profitto alcuno. Per dirla con parole loro, “Fuori mano, fuori tiro, fuori servizio, fuori mercato, fuori dal valore d’uso, fuori di gabbia, fuori di stato… Fuori da questo presente che in ostaggio ci trattiene, fuori da questo sistema, da quest’ordine di regime…”: più chiaro di così!

Ancora una volta, per condurre in porto un progetto tanto ambizioso quanto vitale e necessario per la loro coerenza artistica e morale, i Gang si sono affidati a una fortunatissima campagna di crowdfunding, coinvolgendo amici e fans alla realizzazione di una cassa comune (con tanto di succose ricompense comprensive di dischi extra, cover di Claudio Lolli e alternative takes) per arrivare dritti al risultato finale, in poche parole… alla Vittoria! E ancora una volta, come già successo nelle precedenti occasioni, il risultato è sorprendente: Fra silenzi e spari, infatti, è un disco meraviglioso, contenente dodici episodi del loro vasto canzoniere, ricantati ex novo e riarrangiati per l’occasione dall’ormai fidato Jono Manson e dalla schiera dei “suoi” musicisti americani.

All’interno del nuovo progetto artistico dei Gang – che con buona probabilità (si spera!) sarà il primo di una lunga serie di lavori simili, vista la quantità mastodontica di canzoni da riportare ancora intorno al fuoco eterno del Racconto – trovano posto una accanto all’altra l’epicità commovente de La pianura dei sette fratelli unita alla poeticità di quel gioiellino che risponde al nome di Oltre, mentre l’immutata e scorticante solennità di Sesto San Giovanni fa il paio con la ruvidezza rock di Fino alla fine e Fuori dal controllo; Comandante porta come sempre con sé “il fiore della parola” ed è il solito capolavoro senza tempo, mentre un verso della meno nota Se mi guardi vedi (“Ho giocato ai fiori fra silenzi e spari, ma non ho tradito mai…”) offre lo spunto per il titolo dell’intero lavoro (per l’appunto, Fra silenzi e spari). Nel mezzo del disco c’è spazio anche per un’inaspettata versione roots di Johnny lo zingaro, così come per la dolcezza mai banale di Vorrei, per l’energia arrembante di Non è di maggio e la carica elettrica de Il bandito Trovarelli, ma soprattutto per una versione davvero splendida e definitiva di Bandito senza tempo, che ormai è a tutti gli effetti la carta di identità dei Gang.

Con questo Fra silenzi e spari i Gang riportano tutto a casa autoproducendosi come da diversi anni a questa parte, in barba a logiche commerciali e sfidando ancora una volta (e per sempre) tutti i padroni, vassalli, valvassini e valvassori dell’industria discografica italiana, dimostrando come si possa fare musica di qualità guardando ai suoni internazionali pur mantenendo intatti i propri ideali e la propria poetica. Essendo stato pubblicato in Italia, Fra silenzi e spari non sarà mai un disco da hit parade, ma la banda dei fratelli Severini potrà guardarsi allo specchio senza vergogna alcuna… e se li guardi bene per quello che sono, i Gang rimangono anche a distanza di anni dal loro esordio uno dei gruppi rock più importanti della musica italiana, una pietra angolare della canzone rock più impegnata e coerente con sé stessa e con la propria visione del mondo: “cose che soltanto il cuore può vedere…”.

Matteo Manente

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