LECCO – Una mostra che indaga il rapporto uomo/natura attraverso la sovrapposizione di linguaggi espressivi differenti e, soprattutto, l’uso della scansione. Per la prima volta a Lecco le opere del fotografo Giulio Cerocchi in un’esposizione intitolata Tra le immagini. Fotografie di Giulio Cerocchi. Allestita al Circolo Fratelli Figini del rione di Maggianico e curata dall’associazione culturale Lumis Arte, fino al 13 di novembre la mostra si compone di una parte della produzione con cui il fotografo milanese, da poco residenze proprio a Maggianico, affronta la tematica del rapporto tra uomo e natura, con particolare riferimento al paesaggio maremmano. Esposti, infatti, alcuni lavori scelti dalle serie Rusticus (2010), Mare Nostrum (2010), Territori innevati (2012) e Qui alla frontiera cadono le foglie (2020), per la maggior parte realizzati, questa la peculiarità, senza l’uso della macchina fotografica, bensì con uno scanner.
«Cerocchi – spiegano da Lumis Arte – ha creato queste opere a partire dalla scansione di elementi reali, tutti raccolti e accuratamente conservati, che successivamente elabora e sovrappone nella camera chiara di Photoshop, proprio come si fa con le fotografie tradizionali. Questo processo creativo, in apparenza così peculiare, ma non estraneo alla fotografia contemporanea, nasce dalle conoscenze pratiche che Cerocchi ha sviluppato dagli anni ’70 lavorando in camera oscura, studiando grafica e realizzando servizi di moda per diverse riviste».
E la mostra lecchese diviene occasione, quindi, per conoscere più da vicino un grande fotografo, da oltre cinquant’anni impegnato proprio in una sperimentazione in grado di mischiare linguaggi diversi come la fotografia e la grafica, portando alla luce sempre nuovi effetti visivi e lasciando trasparire una leggera vena ludica.
Esposte, innanzitutto, opere che appaiono frammenti della memoria personale quali, ad esempio, le carte veline settecentesche recuperate dall’archivio di famiglia, ma anche elementi naturali: da legni e alghe abbandonati dal mare a erbe e fiori di campo, da rami secchi raccolti lungo le strade di campagna a panorami maremmani. Non mancano, poi, i riferimenti all’attività umana rappresentati da un mattone spezzato o dalla cornice di un fotogramma, elementi con cui l’autore sembra voler mettere in luce quanto la natura assuma significato a seguito dell’azione antropica, sia materiale che mentale.
Un legame importante, infine, quello tra il fotografo e il territorio maremmano, dove Cerocchi ha trovato paesaggi e dove ha scoperto e raccolto situazioni minimali: i reperti lasciati dal mare, simili a quelli che si trovano sulle sponde dei laghi e dei fiumi, i fiori e le erbe dei campi che cambiano a ogni stagione, i rametti secchi che cadono lungo i viali.
INFORMAZIONI – Ingresso libero da martedì a domenica, dalle 8 alle 22.