LECCO – Un dialogo tra due artisti di generazioni diverse ma che, come rette incidenti, si sono incontrati a un certo punto del loro percorso, condividendo luogo di nascita, Lecco, identità culturale e radice concettuale. A distanza di quasi cinque anni dalla scomparsa di Tino Stefanoni, la Galleria Melesi di Lecco propone una mostra che ad alcuni dei lavori del noto artista lecchese affianca opere di Nicolò Tomaini, classe 1989, che fin da bambino sente parlare e vede le opere di Stefanoni.
Un’esposizione dal titolo, appunto, Rette incidenti, in programma dal 17 settembre al 22 ottobre (inaugurazione sabato 17 alle 18.30) e che non è solo una raccolta di opere dei due, bensì un vero dialogo, reso possibile anche grazie alla presenza di un polittico dal titolo La cosa: Tavole dimenticate a memoria, realizzato da Tomaini in memoria di un progetto pianificato insieme e, a causa della scomparsa di Stefanoni, mai completato.
«Nel settembre del 1991 – spiegano dalla Galleria che ha sede in via Mascari – Sabina Melesi apriva a Lecco il suo spazio espositivo inaugurando con una mostra personale del concittadino Tino Stefanoni. Nasceva così un rapporto di lavoro sulla base di un’amicizia che già legava l’artista ai genitori della gallerista, conosciuti sul finire degli anni Sessanta. Oggi, a oltre 30 anni di distanza, la mostra Rette incidenti ripresenta il lavoro di Stefanoni e vi affianca un altro artista, anche lui lecchese di nascita, ma di altra generazione. Stiamo parlando di Nicolò Tomaini, classe 1989, che fin da bambino sente parlare e vede le opere di Stefanoni. Intrapreso il lavoro di artista decide così di presentarsi a lui e di mostrargli la sua ricerca. Nasce subito una simpatia, il Maestro incoraggia il giovane artista a tal punto da voler realizzare delle opere a 4 mani da esporre in occasione della mostra Tridente a Roma».
Ed è così che, insieme, i due artisti modificano il disegno icona di Tomaini e progettano il timbro di un nuovo “oggetto quotidiano” fino a quel momento assente nelle Tavole di Stefanoni degli anni Settanta. Si tratta dello smartphone, «il cui retaggio – spiegano ancora dalla Galleria – è da sempre presente nei lavori di Tomaini». Un progetto che, come detto, è rimasto incompiuto e che ora prova simbolicamente a riprendere forma.
«In linea con la poetica del suo lavoro, che vede l’artista utilizzare come supporto delle sue opere vecchi dipinti, Tomaini – spiegano ancora dallo spazio lecchese – interviene su una tela di Stefanoni del 1976 dal titolo Le camicie blu come a suggellare una comunione di intenti firmata da entrambi. Influenzati da una medesima radice di concetto, i due artisti in mostra hanno sviluppato la loro personale ricerca artistica in ambito concettuale: concettuale-metafisica per Tino Stefanoni, concettuale-neotecnologica per Nicolò Tomaini».
In mostra, nello specifico, le Tavole degli oggetti quotidiani eseguite da Stefanoni a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, un più recente Senza titolo, una Memoria e una scultura in bronzo. Di Tomaini – artista che in un decennio di sperimentazioni ha riflettuto su alcuni nodi tra i più spinosi della nostra epoca, a partire dalla tirannia dei social networks e dall’invadenza delle nuove tecnologie, che si sono impadronite della comunicazione interpersonale – una serie di opere dai cicli Caricamenti, Ritratto di amanti e Silicio, oltre ad uno Specchio nero, un Dal retaggio del Futurismo e un lavoro di inizio carriera.
INFORMAZIONI – Dal 17 settembre al 22 ottobre 2022 | Galleria Melesi di Lecco. Orari: da martedì a sabato 16 – 19, altri orari su appuntamento.