MILANO – «Oltre a essere l’artista delle notti, o l’artista della realtà, una realtà che se osservata da vicino mostra tutta la sua ambiguità, La Tour è l’artista delle variazioni minime, della sfumatura, dell’inafferrabile differenza fra una composizione e l’altra, a volte diverse solo per i toni cromatici, a volte per sottili slittamenti di significato». A descrivere con queste parole il pittore francese Georges de La Tour è Francesca Cappelletti, curatrice della mostra Georges de La Tour: l’Europa della luce allestita a Palazzo Reale di Milano. Un’esposizione inaugurata a inizio febbraio, rimasta chiusa causa Covid-19 e nuovamente visitabile con accesso contingentato.
Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira e prorogata fino al 27 settembre 2020, la mostra è curata, appunto, da Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon e vuole riflettere sulla pittura di un artista enigmatico riscoperto solo nel Novecento: un pittore la cui arte è pervasa da un profondo contrasto tra temi “diurni” – realistici e con volti segnati dalla povertà e dallo scorrere del tempo – e temi “notturni”, con le figure, sempre assorte e silenziose, illuminate dalla luce di una candela. Un contrasto potente, dicevamo, tra il mondo diurno, senza pietà, e le mistiche, compassionevoli scene della notte.
Un alone di mistero che avvolge il pittore barocco e che da alcuni decenni sta appassionando, per la prima volta in mostra in Italia e raccontato attraverso mirati confronti con capolavori di altri grandi del suo tempo, da Gerrit van Honthorst a Paulus Bor: una riflessione sulla pittura dal naturale e sulle sperimentazioni luministiche, così da sviscerare i profondi interrogativi che ancora avvolgono l’opera di questo pittore seicentesco, lungamente rimasto sconosciuto. È soltanto il 1915, infatti, quando lo storico dell’arte Hermann Voss pubblica un articolo rivelandone l’opera: un inizio, questo, per un’incassante ricerca di documenti, quadri e disegni preparatori attribuibili a un artista molto stimato a suo tempo – nominato, nel 1639, pittore di Luigi XIII – e per secoli dimenticato.
In bilico fra delicatezza e brutalità, fra spiritualità e realismo, Georges de La Tour «ritrae angeli – spiegano dalla mostra – presi dal popolo, santi senza aureola né attributi iconografici, e predilige soggetti presi dalla strada, come i mendicanti, dipingendo in generale gente di basso rango più che modelli storici o personaggi altolocati». Un pittore barocco spesso affiancato a Caravaggio per il senso drammatico, quasi teatrale, della composizione e per l’accurato studio della luce: le sue opere «spingono – come sottolinea ancora la curatrice – ad aguzzare la vista per scoprire cosa si celi nelle tenebre, dove la luce della candela non riesce ad arrivare; o – aggiunge – sono quadri che ci mostrano più di quello che vorremmo vedere, la disperazione e la miseria della vita».
INFORMAZIONI – Dal 28 maggio al 27 settembre 2020 | Palazzo Reale di Milano. L’accesso alla mostra è contingentato e deve essere prenotato in anticipo (per info cliccare qui). Ingresso: 14 euro intero, 12 euro ridotto. Orari: giovedì 11 – 22.30; venerdì, sabato e domenica 11 – 19.30.