Canzoni che caricano. Canzoni che danno speranza. Canzoni che, in luoghi e tempi lontani, hanno messo in musica qualcosa che proviamo anche oggi. In un periodo in cui gli eventi culturali si fermano, Il Flâneur vuole stare vicino ai suoi lettori, mandare un pensiero positivo, fare loro compagnia con un po’ di suggerimenti su musica, arte, libri.
Questa settimana vi proponiamo una mini playlist musicale: cinque brani famosissimi e che, in giorni tanto surreali e difficili, ci è venuto istintivo condividere con voi.
Perché la musica, se buona, può sempre aiutare.
Buon ascolto!
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No surrender (Bruce Springsteen)
Quando c’è da caricarsi, Bruce Springsteen può essere un vero alleato. Con una produzione discografica ampissima, in grado di spaziare dal rock al folk, da pezzi tutti da ballare a brani profondi e introspettivi, Springsteen è sempre lì, pronto a dare la risposta giusta al momento giusto. In tempi di Coronavirus, di paure e incertezze, ecco un brano grintoso, forte invito a non arrendersi. Un pezzo scritto nel 1983 e inserito quasi per caso, su esortazione del chitarrista Steven Van Zandt, nell’album Born in the U.S.A., diventando in seguito uno dei brani imprescindibili nei concerti del Boss.
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Bad Day (R.E.M.)
«Broadcast me a joyful noise unto the times…», canta Michael Stipe in Bad day, pezzo scritto nel 1985 ma registrato e pubblicato solo in occasione del greatest hits dei R.E.M. In Time: The Best of R.E.M. 1988-2003, uscito nel 2003. Il video è una parodia dei media: Stipe in veste di anchorman, Mike Mills e Peter Bruke di inviati ed esperti di meteo, eccoli seguire minuto per minuto l’evolversi di uno strano evento climatico, il tutto in un incessante flusso di breaking news che tanto ci ricorda il momento attuale. Un giorno brutto, da non fotografare – come suona la band americana – in cui si chiede una pausa, un joyful noise unto the times, un messaggio piacevole. E senza, ci auguriamo, un «save my own ass, screw these guys»!
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Beautiful day (U2)
In qualsiasi situazione, anche la più scomoda e difficile, bisogna saper guardare dalla giusta prospettiva. E la giornata può diventare migliore, bella. Dopo Bad day dei R.E.M. ci vuole Beautiful Day degli U2, uno di quei pezzi che bisogna ascoltare per ritrovare la speranza, lo stupore. In un passaggio, ci troviamo a osservare il mondo dallo Spazio: i colori, la natura, l’uomo, e «the bird with the leaf in her mouth», riferimento biblico e motivo di gioia, perché «after the flood, all the colors came out». Brano di apertura del fortunatissimo All that you can’t leave behind, uscito nel 2000, il pezzo è stato un successo commerciale e si è distinto ai Grammy Awards 2001 (Canzone dell’anno, Registrazione dell’anno e Miglior performance rock di un duo o un gruppo).
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Heroes (David Bowie)
«Though nothing will drive them away / We can beat them, just for one day / We can be Heroes, just for one day». E noi possiamo essere eroi, anche ora. Eroi in prima linea, come chi in queste settimane sta lavorando senza sosta per gli altri, ed eroi nel nostro piccolo, rispettando regole che con i giorni ci paiono sempre più dure. Al centro di questo celebre pezzo – scritto dal Duca Bianco e pubblicato nel ’77 – c’è una coppia che si bacia nei pressi del Muro di Berlino: I can remember, Standing, by the wall. And the guns shot above our heads. And we kissed, as though nothing could fall. Un muro che divide, che cambia la quotidianità. Un muro che è violenza, pericolo che chi vi si avvicina. Un messaggio anche per noi, questo di Bowie, che, se pur distanti, possiamo superare insieme una nuova prova, batterla. Ed essere eroi just for one day.
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Where do you think you’re going? (Dire Straits)
«Where do you think you’re going? / I thing you don’t know / You got no way of knowing / There’s really no place you can go…». Certamente Mark Knopfler e i Dire Straits non pensavano, quando hanno scritto questo pezzo, a una quarantena forzata, ma le parole di Where do you think you’re going ci paiono particolarmente indicate oggi: dove pensi di andare? Non c’è davvero alcun posto in cui tu possa andare. Un pizzico di ironia e via, riascoltiamoci un brano che è tra i più belli – forse il più bello – di Communiqué, secondo album della storica – e indimenticabile – band britannica.