Non abbiamo scuse. La rassegna “Altri percorsi”, che torna al Teatro della Società di Lecco al termine di una stagione ricchissima, ce lo dice ben chiaro: ci sottrarrà alle nostre certezze di spettatori, ci costringerà a metterci in discussione, ci inviterà al confronto con un modo ‘altro’ di intendere il teatro. Un teatro che non riposa sulla tradizione e sul facile consenso di pubblico, ma continua a cercare, a porsi (e a porci) domande, a esplorare linguaggi inediti, a rincorrere senza paura il contemporaneo nelle sue sempre più frenetiche trasformazioni. Senza superficialità né approssimazione, però, ma sempre in risposta a quel “demone del dubbio” di brechtiana memoria che induce sempre, senza sosta, a interrogarsi su se stessi e sul mondo, a cercare ancora e ancora, a riflettere, ad abbandonare ogni rassicurante convinzione.
Sono professionisti riconosciuti nel panorama nazionale e internazionale, quelli che calcheranno le scene del Teatro della Società.
Dopo il grande debutto con Pippo Delbono, che martedì 13 maggio ha presentato, insieme a Petra Magoni, “Il sangue” (LEGGI LA RECENSIONE), il secondo appuntamento sarà con un’amatissima interprete del teatro di ricerca, presenza costante e sempre gradita delle scene lecchesi. Si tratta di Serena Sinigaglia, che martedì 20 maggio (ore 21) interpreterà il suo “Di a da in con su per tra fra Shakespeare”, che lei stessa definisce “La storia di un amore. Il mio per Shakespeare”. Ci racconterà, con i modi brillanti e un poco irriverenti che le sono propri, del suo scoprirsi attrice in Shakespeare e grazie a Shakespeare, nell’immortalità dei suoi versi, nelle sue sempreverdi allegorie dell’esistenza.
Martedì 27 maggio (ore 21) sarà invece la volta di “Rosso angelico. Danza per un viaggiatore leggero” del Teatro Tascabile di Bergamo. Uno spettacolo che mescola teatro e danza, parole e musica, Oriente e Occidente. Intelligente rielaborazione moderna del topos della danza macabra entro la quale il viaggiatore (Ognuno) cerca un punto di vista differente, forse privilegiato, per il suo percorso verso la conoscenza di sé. Una danza, macabra ma non troppo, che rivendica il proprio spazio in mezzo al frastuono di questi assordanti anni Duemila.
Infine l’ultimo appuntamento, posticipato al 31 maggio (sempre alle 21). Protagonisti saranno Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, compagni nell’arte e nella vita, che con il ravennate Teatro delle Albe perseguono da anni ormai una ricerca coraggiosa e in continua evoluzione. Tema dello spettacolo, ancora scottante e ancora tragicamente attuale, è la morte di Marco Pantani. Un nome che campeggia sulla locandina, “Pantani”, parola sola come solo era lui, negli ultimi momenti. Icona di un modo nuovo di interpretare lo sport, e cadavere che giace in mezzo alla cocaina, Pantani si fa emblema della complessità della nostra epoca crudele e contraddittoria, alla ricerca costante e spietata di un capro espiatorio. Accanto a lui, in una veglia funebre postuma e onirica, l’anelito a una giustizia e a una verità forse inattingibili, il dolore dei genitori di fronte al delirio mediatico che travolge, miete vittime e non si guarda indietro e non si ferma nemmeno per il tempo di un addio.
Ed è proprio per orientarsi in questo frastuono, forse, che occorre tendere l’orecchio a questa rassegna… Per convincersi che, rimanendo in ascolto, aperti, disponibili, magari si sentirà la voce rassicurante di chi, come noi, cerca risposte. Definitive, però, mai.
Katia Angioletti