di Giuseppe Leone
PESCATE – Metti un pomeriggio in riva al lago a Pescate in compagnia di Gianluca Alzati che presenta il suo libro Wapiti. La foresta del cervo rosso, (Teka Edizioni Lecco 2018), ed ecco, come per magia, il lago nostrano diventare il Lake of Two Mountains; e il bosco del Barro, la foresta del cervo rosso riserva degli indiani Wapiti.
Suggestioni che Alzati è riuscito a creare, nel corso dell’Incontro con l’autore promosso dalla biblioteca comunale Alda Merini, nel pomeriggio del 17 marzo scorso nel parco Le Torrette, semplicemente parlando del suo romanzo, nato da un viaggio in Canada per scrivere la tesi di laurea con la quale si è laureato nel 1996 in Lettere moderne, dal titolo: Oka Quebec, 1990, l’ultima guerra indiana.
Lo ha fatto, davanti a un pubblico interessato e attento, raccontandolo alla maniera dei bardi irlandesi, accompagnandosi con la chitarra e intonando canzoni country e rock, tra una narrazione e l’altra del suo libro, frutto di storia e invenzione a un tempo.
È vero che l’11 luglio 1990, c’è stata nella riserva indiana una sparatoria, drammaticamente devastante tra la polizia e gli indiani della riserva, durante la quale muore il caporale Marcel Lemay della Sureté du Quebec, deceduto in seguito a un conflitto a fuoco avvenuto alle ore 8.30 circa nella riserva indiana di Kanehsatake, nei pressi della cittadina di Oka.
Non sono altrettanto veri tre dei personaggi del romanzo, come Marco, alter ego dello scrittore, che non è stato mai a Kanehsatake nel 1990 ma quattro anni più tardi nell’estate indiana nel 1994; nonché Andreas ed Eleuteria, la donna con cui Marco avrà pure una bella storia d’amore.
Tanto che un episodio di lotta e di resistenza, “per difendere un piccolo lembo di terra e impedire l’ampliamento di un campo da golf che avrebbe distrutto un’antica foresta e lambito un cimitero sacro”, diviene presto lo sfondo sul quale il giovane Marco inizia la sua educazione civica e sentimentale.
Inserendosi in questa “disputa che vede di fronte la comunità indigena di Mohawk di Kanehsatake appoggiati dalla vicina riserva di Kahnawake e la Sureté du Quebec, la polizia provinciale”, Marco ha modo di saggiare le sue virtù fisiche e morali, fin quasi a dimenticare il motivo per cui si trova lì. Non più per la sua tesi, ma per combattere, assieme a loro, questa battaglia in difesa dei diritti del loro popolo e del rispetto della natura.
E non solo, anche per l’euforia, in generale, che gli ha dato il Canada contemporaneo, una buona volta per tutte, di poter finalmente sapere di che pasta è fatto il suo talento politico e da che parte stare: se dalla parte dei più deboli e degli indifesi costretti a battersi da sempre “contro una società basata sul profitto” oppure a favore di quest’ultima, in un momento in cui in Italia sembrava impossibile poterlo fare, dopo che le parole Destra e Sinistra sono perite anch’esse tra le macerie della Prima Repubblica.
Un bel romanzo, allora, peraltro impreziosito in copertina da un’illustrazione del giovane artista camerunense Afran, che Alzati finisce di presentare, tra gli applausi del pubblico, cantando Wapiti Lullaby, una dolce ninna nanna da lui scritta in collaborazione con Matteo Brescianini, dedicata a quel mondo che lo ha iniziato all’impegno civile e all’amore.
E non solo, anche una bella performance, se alla fine lo scrittore può firmare più d’un autografo e ricevere in omaggio il proprio ritratto fatto a matita dalla pittrice amatoriale Patrizia Odasso. Il tutto, mentre tra il pubblico cominciano a passare già le prime zeppole di San Giuseppe e scorrere sotto gli occhi le raccolte di Foto storiche di Pescate del volontario della biblioteca Umberto Riva.
Giuseppe Leone