di Giuseppe Leone
LECCO – È stata un’appassionata e coinvolgente conversazione quella che Laura Pepe, docente all’Università degli Studi di Milano di Diritto greco antico, ha tenuto sul tema “Noi e i Classici”, la sera dell’11 gennaio alle 21, nell’aula magna del liceo classico Manzoni di Lecco, su proposta della delegazione cittadina dell’Associazione italiana di cultura classica in occasione della “Notte Nazionale del Liceo Classico”.
A presentare la professoressa, davanti a un pubblico visibilmente giovane per la presenza di studenti e studentesse, com’era giusto e lecito aspettarsi, la presidente Marca Mutti Garimberti, che ne ha evidenziato la ricca attività scientifica e didattica in ambito giuridico presso numerose Università italiane e straniere, oltre che le interessanti e diversificate attività di ricerca e di organizzazione di convegni; e il dirigente scolastico, prof. Giovanni Rossi, che, dopo aver ringraziato l’Aicc per la sua meritoria attività nella diffusione della cultura classica, ha ricordato che la riflessione sul rapporto col mondo classico non si esaurisce nella serata in corso ma continuerà ancora, almeno nel suo liceo, attraverso altri incontri che vedranno il ritorno della professoressa Pepe a Lecco.
Una conversazione intensa, si diceva, atta a provare come la cultura classica sia tuttora per l’uomo occidentale ispiratrice di “virtute e conoscenza”, che la prof. ha condotto con visione scientifica e pathos a un tempo, individuando nei poli di una pluralità di opposizioni, per lo più tra diritto naturale e diritto positivo, tra stato etico e stato liberale, tra giustizia fai da te e giusto processo, tra diritto di asilo e dovere di accoglienza, il filo rosso che ancora lega tragedie come Edipo e Antigone di Sofocle e Orestea e Le supplici di Eschilo alla nostra attualità di popoli europei; e polemizzando contro coloro che hanno sempre visto nel liceo classico una scuola che non serve a nulla perché poco spendibile nella cultura corrente del liberismo economico.
Il tutto in un sapiente intreccio di richiami giuridici e suggestioni teatrali classiche, attraverso un fitto rimando di riflessioni e sentimenti che affiorano e vivono di un calore umanissimo, autentico e a tratti straripante seppur controllato sul piano espressivo; e in uno stile che, senza ricercare moduli sofisticati, riesce raffinato e incisivo, che sa conciliare la saggezza del pensiero antico con i sentimenti del mondo moderno.
Un’orazione pro liceo classico, o, più in generale, a favore della cultura classica greca, si direbbe, allora, questa dissertazione di Laura Pepe, partita dai testi per dimostrare e concludere con metodo cartesiano che i classici sono “quei libri che non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire”.
Lo ha detto, riprendendo un pensiero di Calvino, col quale la docente ha chiuso la sua serata (applauditissima), aggiungendo, così, fascino a fascino: a quello della Notte Nazionale del Liceo Classico unitamente alla sua esposizione, anche questo degli aforismi dello scrittore delle Città invisibili, che, in apertura del suo saggio Perché leggere i classici? aveva espresso ancora meglio la sua opinione, chiarendo che “i classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: “Sto rileggendo…” e mai “Sto leggendo”.
Giuseppe Leone