LECCO – Contro la damnatio memoriae a cui la Storia l’ha condannata, Maria Attanasio scrive un romanzo su Rosalia Montmasson, moglie di Francesco Crispi e unica donna presente tra i 1089 garibaldini che salparono da Quarto nel 1860, per riportare finalmente alla luce la sua storia straordinaria: con i quaranta voti della giuria popolare, “La ragazza di Marsiglia” si aggiudica la vittoria del Premio Manzoni 2018, l’iniziativa promossa dall’Associazione Nazionale 50&Più (in collaborazione con Assocultura Confcommercio Lecco, Centro Nazionale di Studi Manzoniani di Milano e Comune di Lecco e con il sostegno di Acel Service) e che assegna il Premio Romanzo Storico a un’opera di narrativa capace di raccogliere l’insegnamento di Manzoni. Sul palco della Casa dell’Economia di Lecco, nella serata di sabato 13 ottobre 2018, accanto all’Attanasio, presenti anche i finalisti Rosella Postorino, il cui libro “Le assaggiatrici” (Feltrinelli) è arrivato secondo con trentasei voti, e Matteo Righetto, che si è classificato terzo con i ventiquattro voti al suo romanzo “L’ultima patria” (Mondadori).
Una sfida giocata in termini di qualità e di apprezzamento del pubblico molto alti, in cui tuttavia il romanzo di Attanasio si è distinto fin dalla prima parte dello spoglio, che lo vedeva in testa con nove voti contro i sei di “Le assaggiatrici” e i cinque di “L’ultima patria”.
Conduttori della serata, il presidente della giuria tecnica professor Ermanno Paccagnini e il professore Stefano Motta hanno aperto il dibattito con la domanda di rito sul rapporto degli autori in gara con il Manzoni, autore lecchese per eccellenza e illustre dedicatario del Premio. Ritenuto un maestro dai finalisti, Maria Attanasio ha confessato di avergli preferito Lawrence, sopra – o meglio, sotto – i banchi di scuola, negli anni Sessanta, e di averlo scoperto, invece, in tutta la sua grandezza all’Università, leggendo quella che è considerata la grande dimenticata tra le sue opere, la “Storia della Colonna infame”. Alla luce di questo saggio, Attanasio ha riletto e amato “I Promessi Sposi”, che rappresentano una colonna imprescindibile per la sua formazione di narratrice.
Diversi per trama e per contestualizzazione storica, i tre romanzi finalisti sono accomunati dalla figura protagonista, femminile in tutti e tre i casi, e dalla dignità che la caratterizza, una dignità che è “innata finezza interiore” per “La ragazza di Marsiglia”, battaglia per la sopravvivenza per l’assaggiatrice Rosa Sauer e valore educativo per la Jole del romanzo di Matteo Righetto. Tre romanzi storici accomunati anche dal fatto di non sapere di esserlo, o meglio generati dall’interesse per la storia individuale, piuttosto che da quello della Storia universale: «non volevo scrivere romanzi storici – dice infatti Attanasio – ma le persone, che poi sono diventate personaggi, mi hanno costretto a farlo. Rosalia Montmasson è stata l’unica donna che ha partecipato alla spedizione dei milleottantanove garibaldini e l’assenza di tracce sulla sua vicenda e sulla sua persona mi ha scandalizzato: perché questo silenzio? Portare alla luce la sua storia era diventato un mio dovere». Così vale anche per la Postorino, che crea il personaggio di Rosa Sauer basandosi sulla figura di Margot Wölk, vera assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf che custodì il suo segreto fino a poco prima di morire. E così è per Matteo Righetto, che costruisce il personaggio della Jole conferendole spessore storico, studiando a fondo la vita e le tradizioni dei popoli di montagna, che conservano caratteristiche – fatica, usanze alimentari, economia della parola – comuni indipendentemente dalla geografia in cui si collocano.
Quello dello studio approfondito e della ricerca storica d’archivio è un altro aspetto che accomuna i tre romanzi e il modo di procedere dei rispettivi autori, che affrontano la storia individuale come la Storia universale, con responsabilità e rispetto. Romanzi storici, dunque, nati in modo naturale e quasi inconsapevole, incentrati sulle singole e irriducibili storie individuali che contengono in sé valori universali.
E sempre la storia è protagonista anche del romanzo del giovane lecchese Mattia Conti, “Di sangue e di ghiaccio” (Solferino), premiato con il riconoscimento speciale “Storie di lago” per aver portato alla luce storie sconosciute – quelle di un duplice internamento nel manicomio di Como alla fine dell’Ottocento – legate al lago e al territorio lecchese. Un riconoscimento, “Storie di lago”, che non è l’unica novità della 14^ edizione del Premio Manzoni: durante la serata, infatti, il presidente dell’Associazione 50&PiùLecco Eugenio Milani ha premiato anche i ragazzi che hanno partecipato al contest “Scrivere la felicità”, ideato dai ragazzi dell’istituto Bertacchi di Lecco sopra il tema proposto per la IX edizione di Leggermente “Esercizi di felicità”. Ottanta gli studenti, tra secondaria di I e di II grado nel Lecchese che hanno aderito al contest e composto un testo narrativo sulla felicità: ai vincitori, l’onore di essere letti di fronte al pubblico, alla giuria agli autori finalisti del Premio Manzoni al Romanzo Storico 2018.
Claudia Farina