di Giuseppe Leone
LECCO – Serata straordinariamente bella nel segno del romanticismo, quella che Francesca Guidotti, docente di Letteratura inglese moderna e contemporanea dell’Università di Bergamo, ha condotto il 5 ottobre alle 21 nell’aula magna del liceo classico Manzoni di Lecco, sul tema: “Frankenstein, un romanzo, mille vite: lettura commentata di un classico sempre attuale”, su proposta della delegazione cittadina dell’Associazione di cultura classica (Aicc), davanti a un pubblico interessato e attento.
A presentare la professoressa, autrice, tra l’altro, di numerosi contributi sulla permanenza e trasformazione di Frankenstein nell’immaginario culturale, la presidente Marca Mutti Garimberti, che ha legato l’evento al bicentenario dalla pubblicazione del romanzo e ricordato i prossimi appuntamenti a Villa Manzoni dal titolo “Dal buio alla luce. Il lungo viaggio di Renzo e Lucia”, con letture di Mino Manni e Marta Ossoli, il 18 ottobre, e la gita di autunno a Pavia il 20, per conoscere i Collegi Universitari Borromeo e Ghislieri e due gioielli dell’arte romanica: San Michele e San Pietro in Ciel d’oro con l’Arca di Sant’Agostino.
Una serata bella, si diceva. Secondo la Guidotti, che commenta l’edizione del 1831 e non la prima del ’18, a sua detta assai più congeniale alla cultura inglese che non al gusto di noi italiani, Frankenstein è un testo che impressiona e affascina soprattutto perché scritto da una donna, una scrittrice che non si sentiva per nulla inferiore ai colleghi maschietti, anzi si sentiva forse superiore, o forse, chissà, si sentiva pari solo a Shakespeare, per quel suo vezzo integralista di anglicizzare tutto fino ad alzare il baricentro del mondo antico sulla soglia della Rivoluzione Francese e far partire l’epoca moderna dalle sperimentazioni scientifiche del suo dottor Victor Frankenstein, il personaggio immaginario del suo romanzo.
Una scansione, secondo la studiosa, che rende l’opera della scrittrice inglese eternamente attuale, dal momento che divide la nostra cultura occidentale in mondo antico cantato e celebrato dai miti, a partire da quello di Prometeo; e in mondo moderno, sotto la direzione della scienza, a cominciare da quella di Frankenstein.
Un Frankenstein senza tempo, allora, che oggi si può leggere anche come metafora della diversità, a ulteriore prova e conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, della capacità empatica di un testo che non si è fatto trovare impreparato neppure davanti alle novità delle immigrazioni.
Il tutto in un intreccio di suggestioni letterarie che la Guidotti crea attraverso letture di alcune delle epistole che formano il romanzo, dal contenuto sempre oscillante fra esaltazioni e pentimenti di Victor Frankenstein, che, per un verso, segnano il trionfo del suo titanismo poetico, per l’altro, la sconfitta del suo superomismo come scienziato, tanto da creare, nell’opera, un conflitto permanente fra creatore e creatura; e di richiami critici, non solo relativamente alla letteratura, ma anche alle riduzioni cinematografiche, in particolare quella di James Whale del 1931.
Chiudono la serata gli applausi da parte di un pubblico a cui la professoressa non ha mai concesso di annoiarsi, grazie ai suoi commenti sempre stimolanti e a una sua naturale eleganza nella pronuncia della lingua inglese.
Giuseppe Leone