“Te capì?”: con Teka Edizioni un gioco per imparare il dialetto lombardo

0

LECCO – Da “L’è un barlafus” a “L’è naa in malùra”, da “Maja e tàss!” all’immancabile “se l’è mia züpa l’è pan bagnà”. Il dialetto lombardo protagonista di un simpatico gioco da tavolo, in questi giorni già alla sua terza ristampa: un progetto realizzato da Teka Edizioni di Lecco e che ha potuto contare sulla partecipazione di Erminio Bonanomi, già autore del precedente Tegnament e oggi mente di un nuovo gioco di carte basato proprio sull’idioma locale. Si tratta di “Te capì?”, una scatola piccola che nasconde un universo fatto di modi di dire, di espressioni gergali, di metafore che rimandano alla cultura brianzola e lombarda. Un gioco in cui, per vincere, bisogna non solo saper tradurre in italiano quanto riportato sulle schede, ma anche dare una spiegazione del perché il dialetto preveda un simile modo di dire, interpretandone il vero significato.

«L’idea di realizzare un gioco da tavolo in dialetto – spiega Mariangela Tentori, titolare della casa editrice lecchese – rispecchia quella che da sempre è la mission di Teka Edizioni: valorizzare il territorio, certo, ma farlo con originalità, con uno stile innovativo. Devo dire – continua – che la reazione è stata davvero positiva: in sole due settimane il gioco è andato letteralmente a ruba, forse anche perché particolarmente adatto come dono natalizio. Disponibile nelle librerie, siamo ora nel pieno della terza ristampa».

te capìUn progetto, il gioco, che è il risultato del lavoro fatto da Bonanomi, che per l’occasione «ha collezionato – come spiega nella presentazione di “Te Capì?” Renato Ornaghi, oltre che Energy manager cantautore e grande sostenitore della lingua lombarda – decine e decine di modi di dire tipicamente lombardi, li ha condensati in un gioco ma soprattutto li ha tradotti e spiegati. Sono frasi che consentono di vedere e toccare con mano il mondo ricco di metafore della cultura brianzola e lombarda, eternamente sospesa tra lavoro rurale e ipertecnologie del terzo millennio; metafore che colgono l’uomo e la donna perennemente a girare intorno a pochi ma fondamentali elementi culturali fondanti: il lavoro, i soldi, le opportunità, le amicizie vere e fasulle. Potremo trovare tanta ironia – continua – ma soprattutto tantissima poesia involontaria, in quelle brevi espressioni fulminanti e astruse, in quell’universo di valori che, volenti o nolenti, da brianzoli magari pur “non praticanti” ci troviamo cuciti all’interno dei nostri cuori».

Per info: www.tekaedizioni.it

Share.

L'autore di questo articolo

Avatar