«A 17 anni ho deciso che volevo diventare una rock star. Poi ho capito che forse non ce la facevo e ho ripiegato su poeta professionista vivente, che c’erano più posti liberi».
Nato a Torino nel 1971, Guido Catalano è poeta irriverente e performer poliedrico: da anni porta i suoi libri (e la sua barba) in giro per l’Italia. In piedi sul palco di fronte a un microfono, un tavolo esile alla sua destra con sopra un bicchiere di vino rosso – mezzo pieno: così Guido Catalano ha conquistato il pubblico del festival L’ultima luna d’estate, a Rovagnate, lo scorso 9 settembre, recitando le sue poesie, libri alla mano.
Ogni volta che mi baci muore un nazista. 144 poesie bellissime è la nuova raccolta poetica dell’autore, edita da Rizzoli nel febbraio 2017, a quattro anni da Piuttosto che morire mi ammazzo (Miraggi Edizioni, 2013), dopo un appassionante viaggio nel mondo della prosa, culminato con la pubblicazione del primo e fortunatissimo romanzo D’amore si muore ma io no (Rizzoli, 2016).
Nelle 150 poesie che compongono Ogni volta che mi baci muore un nazista («In realtà – confida l’autore in un post scriptum alla sua introduzione – le poesie contenute in questo libro non sono 144, ma di più. È che ci piaceva il numero») si parla d’amore, di un amore inconsueto e quotidiano, fuori dai canoni classici e dentro i sentimenti fatti di materia, di corpi, di occhi, di mani e di parole.
Nell’introduzione, che l’autore definisce «una sorta di guida alla lettura», si specifica che questo libro può essere considerato persino un manuale e le sue poesie possono essere utilizzate «per fini pratici» in amore, i più diversi e particolari. Infatti, il lettore incappa in poesie che fanno innamorare («Ciao belle labbra lontane / mi vieni a trovare? / Che ne dici di venirmi a salvare? » p.77), e in versi appositamente studiati per troncare una relazione, o per dire addio a una storia finita: le Poesie di Fine Rapporto.
Un esempio di queste PFR è la poesia a p. 113, Al netto di ‘sta minchia – lasciamo a voi il sorriso di leggerla – utile senza differenza di genere, che dissuade l’ormai ex dolce metà a tornare, in futuro o mai più.
Versi indomabili, quindi, ma anche dialoghi tra innamorati e immagini delicate come le Due bici di p. 56: «[…] Bici che si baciano in cortile / mi chiedo: / cosa ne verrà fuori? / Tricicli? […]».
Pensieri sparsi, sogni raccolti, suoni pesati, silenzi pacati. Rondini, muratori, passanti ubriachi. Emozioni travolgenti e un pizzico di erotismo. «Di nazisti, invece, – dice l’autore – non ce n’è nemmeno uno: il tasso di baci presente in queste pagine non l’avrebbe consentito».
Tutto questo compone lo stile unico e peculiare di Guido Catalano, che sorprende la critica e il pubblico con i suoi reading sparsi per l’Italia, che da ragazzo voleva diventare una rock star. E forse c’è riuscito.
Claudia Farina