LECCO – C’è chi, a partire dalla storia di una persona semplice in un piccolo paese della provincia di Ravenna, ripercorre il Novecento italiano, dalla prima alla seconda guerra mondiale, passando per l’avvento del Fascismo. E poi chi dà forma a una grande saga familiare, con tre diverse generazioni che attraversano tutto il XX secolo, segnate da un senso di perdita, di malinconia, che non si rimarginerà mai. Infine un viaggio a ritroso negli anni della contestazione e della lotta armata, per svelare i misteri legati all’improvviso omicidio di un ex operaio della Fiat, padre del protagonista. Stirpe selvaggia di Eraldo Baldini, Teorema dell’incompletezza di Valerio Callieri e La malinconia dei Crusich di Gianfranco Calligarich: tre romanzi molto diversi per stile narrativo, tutti accomunati da un unico, grande, tema di fondo, ossia la Storia del secolo scorso.
Si tratta dei tre finalisti dell’edizione 2017 del Premio Internazionale Alessandro Manzoni Città di Lecco, l’iniziativa promossa ogni anno dall’Associazione Nazionale 50&Più (in collaborazione con Assocultura Confcommercio Lecco, Centro Nazionale di Studi Manzoniani di Milano e Comune di Lecco e con il sostegno di Acel Service) e che assegna il Premio Romanzo Storico a un’opera di narrativa capace di raccogliere l’insegnamento di Manzoni. Tre titoli, dicevamo, scelti dalla giuria tecnica e ora al vaglio di una giuria popolare composta da cento lettori, cui sabato 28 ottobre 2017 (alle 21, nell’Auditorium della Camera di Commercio di Lecco) spetterà il compito, dinanzi ai tre autori, di decretare il vincitore per il 2017. E così eccoli, i tre romanzi finalisti: titoli, come anticipato, tutti incentrati sulla Storia del Novecento, sempre raccontata attraverso lo sguardo particolare dei personaggi.
STIRPE SELVAGGIA – In un paese dell’Appennino romagnolo, specie di Macondo nostrana – come l’ha definito il membro della giuria tecnica Gian Luigi Daccò – prende il via la vicenda narrata in Stirpe selvaggia. Protagonista del romanzo di Eraldo Baldini è Amerigo, giovane ribelle che si dica sia figlio di Buffalo Bill. Il nome già svela un po’ della sua storia: la madre ha scelto di chiamarlo così proprio perché l’ha concepito in America. «Quando il Wild West Show fa tappa a Ravenna – si legge nella presentazione del romanzo – lei decide di portare il figlio a conoscere suo padre. Buffalo Bill però non accetta di incontrarlo e questo rifiuto spinge il già inquieto Amerigo a schierarsi per sempre «dalla parte degli indiani». Con Mariano e Rachele si dipinge il viso, e scorrazzando per i boschi sogna di fare la rivoluzione». Ma la Storia, come anticipato, irromperà, dividendo le strade dei tre amici, travolti dalle burrasche del Novecento. Con uno stile impeccabile – così ne ha parlato il giurato del Premio Stefano Motta – ecco scorrere di pagina in pagina le lotte di classe, il fascismo, le guerre mondiali. «Con grande potenza evocativa, Stirpe selvaggia – si legge ancora – mette in scena un protagonista struggente come un eroe romantico, eppure modernissimo. Diviso, come ognuno di noi, tra l’affermazione di sé e la rinuncia, tra la solitudine e il bisogno d’amore».
TEOREMA DELL’INCOMPLETEZZA – Opera prima di Valerio Callieri, Teorema dell’incompletezza parte dai giorni nostri e va a ritroso nel tempo, nel tentativo di conoscere la verità sull’assassinio di un ex operaio della Fiat. A ricostruire i fatti sono i due figli dell’uomo: due personalità diverse, ideologicamente schierate su versanti opposti, provano pur con qualche difficoltà a mettere insieme i tasselli di una vicenda sinora ignota. «Dietro all’uomo confinato al tifo sportivo – si legge nella presentazione del libro – emerge uno sconosciuto segnato da segreti e contraddizioni che affondano negli anni della contestazione e della lotta armata. Tito, il primogenito, ha raccolto con scrupolo le prove che lo conducono dritto alla certezza che il padre abbia sempre collaborato con la polizia. Il fratello minore è invece tormentato dal dubbio: e se il padre avesse tradito ogni ideale?». Con un linguaggio talvolta gergale, «Callieri – anticipa Gian Luigi Daccò – ci fa ripercorrere la storia dei misteri d’Italia». Costretti a collaborare, i due fratelli diffideranno spesso l’uno dell’altro, si rinfacceranno colpe, si passeranno alcune informazioni e ne ometteranno altre, aiutati l’uno dall’accesso a documenti riservati dei servizi segreti sugli anni di piombo, l’altro da una hacker.
LA MALINCONIA DEI CRUSICH – Una grande saga familiare, in cui tre generazioni di italiani emigrati attraversano la Storia, anche in questo caso, del secolo scorso. Di fondo, per tutti, un indefinibile e tenace senso di malinconia, «una sorta di ineluttabile preventiva nostalgia della vita – come ne parla lo stesso autore – che rende le loro esistenze particolarmente avventurose e intense». Il romanzo di Gianfranco Calligarich ha molto di autobiografico. Il primo dei Crusich lascia Trieste e l’ormai decadente impero asburgico per stabilirsi sull’isola di Corfù. E proprio il porto dell’impero, Trieste, è la città originaria anche della famiglia di Calligarich: una famiglia cosmopolita e con il padre nato in Grecia, precisamente sull’isola citata. Luigi Crusich, dicevamo, lascia la sua casa: naviga per i mari nella vana ricerca di un introvabile altrove, per approdare all’inizio del Novecento proprio a Corfù, dove metterà al mondo sei figli. Poi, come in ogni saga familiare, la storia va avanti, passa attraverso le vicende del primogenito Agostino, «destinato – si legge nella presentazione del romanzo – alla luce dell’Africa e poi alla Milano fervente della ricostruzione», e del nipote di Luigi, GinoCrusich (scritto tutto attaccato), che in cerca di «un altro sguardo sul mondo attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, percorre il Sud d’Italia e poi tocca un altro Sud, quello dell’America».
Una vicenda lunga tutto il Novecento, con guerre mondiali, rivoluzioni e guerre civili: seguiremo i personaggi, come racconta lo stesso autore, «in Italia durante l’acclamata nascita del fascismo, in Africa durante la fondazione di un breve e fragile Impero, in storiche battaglie su aspre montagne abissine, in campi di concentramento per lunghe prigionie sotto il sole dei deserti egiziani. E poi di nuovo in Italia, a Milano, durante la faticosa ricostruzione della città uscita dalle macerie del Secondo Grande Massacro Mondiale, a Roma nei movimentati, futili anni della Dolce Vita, in Sudamerica in cerca di vagheggiate fortune».