Pronti a salpare per l’isola che non c’era e che adesso, invece, pare essere un luogo ben più realistico da cercare di raggiungere ad ogni costo? Tra migranti in fuga dalla disperazione, nuove frontiere e vecchie conoscenze – da Lucignolo all’eterno Peter Pan, dai quartetti d’archi agli echi di Rossini, da Napoli all’amore e all’irriverenza tipica di chi da sempre sa sbeffeggiare il potere in modo ironico e dissacrante – l’ultimo album di inediti di Edoardo Bennato, pubblicato a fine 2015 e intitolato proprio Pronti a salpare, rispecchia tutte le caratteristiche che hanno reso leggendario il menestrello napoletano in oltre quarant’anni di onorata carriera.
Pronti a salpare, arrivato dopo cinque anni di silenzio discografico e diversi problemi legati alla produzione, è un album tipicamente “bennatiano”, in pieno Edo-style, e non poteva essere diversamente: solo Bennato, con tutti i pregi (tanti) e i difetti (pochissimi) del caso, poteva realizzare un disco in cui ancora una volta rock e blues incontrano la lingua italiana, utilizzata come sempre al meglio dal più ironico, dissacratorio e fuori dalle regole del politically correct cantautore che abbiamo in Italia.
Dicevamo dei temi ricorrenti, dei molti tòpoi che popolano dagli esordi il mondo artistico di Bennato e che anche in questo nuovo lavoro non mancano di certo: Napoli torna in ben due canzoni (La mia città e A Napoli 55 è ‘a musica); Lucignolo – escluso a suo tempo da Burattino senza fili – compare nell’omonima Il mio nome è Lucignolo sotto le vesti decisamente ammodernate e rivisitate di un PR di locali; sempre il mondo fiabesco, in questo caso Peter Pan e il riferimento alla mitica Isola che non c’è, sono alla base del ritornello di Io vorrei che per te, brano nel quale l’isola fantastica si trasforma da utopia irraggiungibile a meta da cercare di raggiungere in modo concreto. La critica alla realtà politica odierna, PD renziano in primis, figura nell’irriverente Al gran ballo della Leopolda e nel suo ipotetico dialogo tra il cantautore napoletano e Pippo Civati; la passione di Bennato per gli archi e l’opera traspaiono invece in La calunnia è un venticello – reinterpretazione dell’omonima aria del Barbiere di Siviglia dedicata a Enzo Tortora, Mia Martini e tutte le altre vittime di pregiudizi gratuiti che ne hanno condizionato la vita – oltre che nella conclusiva Non è bello ciò che è bello, scritta a suo tempo addirittura per Luciano Pavarotti. Il rifiuto dei canoni e delle regole imposte dall’alto, tipici di un Rinnegato come Bennato, fanno da sfondo al rock di Zero in condotta, mentre il complicato e delicato rapporto tra tecnologia e progresso è alla base di E’ una macchina. Non potevano poi mancare i riferimenti a tematiche da sempre care al cantautore partenopeo, come il mondo onirico descritto ne Il mio sogno ricorrente e quello dell’amore, rappresentato da Povero amore oltre che dal già citato Io vorrei che per te, primo singolo apripista dell’intero progetto discografico.
L’apertura del disco, affidata all’omonima Pronti a salpare, pone l’accento sul dramma contemporaneo dei profughi e dei migranti in fuga da guerre e devastazioni, disposti a tutto pur di inseguire un futuro migliore; una ballata ricca di chitarre acustiche che Bennato dedica idealmente a Fabrizio De Andrè, da sempre cantore degli ultimi e degli emarginati; una canzone che però, oltre a descrivere la disperazione dei barconi colmi di disperati, solletica anche le coscienze “di noi privilegiati del mondo occidentale”, chiedendosi se i primi a salpare non dobbiamo essere proprio noi, con il nostro modo di rapportarci ai cambiamenti globali in atto. Una canzone dura, che non lascia margini a dubbi di interpretazione e che giustamente s’è aggiudicata l’ultima edizione del Premio Amnesty International.
Se Giro girotondo è un’altra ottima ballata acustica in cui Bennato ribadisce con linguaggio fiabesco il concetto di uguaglianza fra tutti gli uomini, ben altro tiro e spessore dimostra Niente da spartire, uno dei capolavori indiscussi di questo disco: un rock blues che punta il dito contro i benpensanti, i buonisti dell’ultimo minuto che pensano di avere sempre in tasca la verità; Bennato, col suo solito fare spigliato e ironico, mette tutti in riga, politici, showman e ciarlatani d’ogni specie, rivendicando il suo essere super partes, non affiliato a nessuna fazione… insomma, lui, il cantastorie un po’ scugnizzo e mai allineato con nessuna forma di potere, non prende le difese di nessuno – né buoni né cattivi, per dirla con il titolo di un suo vecchio successo – ma attacca tutti a testa bassa, rivendicando con orgoglio il fatto di non aver proprio nulla da spartire con tutte queste persone!
Sberleffo al potere, mondo fiabesco e attualità, ironia e irriverenza, ma anche tanto rock e altrettanto blues che sanno graffiare e colpire nel segno, con testi sempre di alta – a volte altissima – qualità: Pronti a salpareè un disco che parla senza dubbio dell’oggi, del nostro quotidiano, e lo fa mediante il linguaggio universale del caro vecchio rock and roll… sarà anche “solo” rock and roll, saranno anche “solo” canzonette, ma ci piacciono ancora tanto e soprattutto ne avevamo bisogno, eccome se ne avevamo bisogno!