MERATE – C’è il fango come elemento generatore, ci sono i rovi intricati e poi ancora le nuvole, l’acqua e le montagne. Sono i soggetti scelti da Gaetano Orazio per la sua mostra Fango, Rovi e Nuvole, allestita sino a domenica 28 febbraio presso I Bastioni (ex Area Cazzaniga), a Merate. Inaugurata sabato 6 febbraio davanti a un pubblico numeroso, l’esposizione è organizzata dall’associazione Artee20 e presenta lavori di tre delle ultime serie pittoriche dell’artista. Trenta opere, quindi, tratte da Suolitudine, La ragione dei rovi e Ritiro delle acque, tre cicli che il pittore brianzolo d’adozione ha realizzato tra il 2005 e il 2015.
Lavori che raffigurano elementi naturali, utilizzati però per raccontarci altrettanti aspetti della vita. Nell’esposizione meratese si va infatti dalla terra e dal fango del ciclo Suolitudine, intesi come elementi ancestrali da cui tutto ha avuto inizio, ai rovi spogli della serie La ragione dei rovi, che raccontano l’intrico delle vicende quotidiane presenti e passate. Concludono il percorso, infine, le nuvole e l’acqua del ciclo Ritiro delle acque, un insieme di opere realizzate nel 2005 che ritraggono laghi e montagne negli istanti che seguono la fine dei temporali. In questo caso è chiaro il riferimento dell’artista al desiderio umano di elevarsi, «entrare in rapporto – ci racconta – con qualcosa di più spirituale e meno fisico o materiale» e trasformarsi quasi in vapore acqueo, proprio lo stesso presente durante il ritiro delle acque al termine di un temporale estivo.
Un Gaetano Orazio che conferma, quindi, di non essere un pittore di paesaggio: l’artista parte sì dall’osservazione della natura che lo circonda e che lo ha sempre affascinato, ma lo fa per riflettere sull’essenza delle cose e per darci la sua interpretazione. Così anche in questo caso non si osservano classici paesaggi pittoreschi, bensì opere in cui emerge la materia di cui è composto l’elemento naturale.
Maggiormente incentrato sulla figura umana, invece, Popolo della Stiva, unico lavoro di grandi dimensioni (10 x 2,5 metri) presente a Merate. Un’opera, questa, esposta per la prima volta a Clusone nel 2006 e che rappresenta uomini stipati in una nave, come lo erano gli schiavi in viaggio sulle navi negriere. Un dipinto di grande attualità, soprattutto se si pensa agli sbarchi dei rifugiati sulle coste d’Europa, e che è perfettamente collegato al resto dell’esposizione: se infatti nei tre cicli pittorici la complessità della vita è rappresentata a livello simbolico, in quest’ultima tela il dramma dell’umanità è molto più chiaro e diretto.
Da segnalare, infine, che in occasione della chiusura della mostra, domenica 28 febbraio si terrà un incontro-dibattito sul tema della pittura e dell’arte che vedrà intervenire lo stesso Orazio, Alberto Moioli, Donato Di Pace e Moreno Pirovano.
ORARI – La mostra è aperta martedì dalle 10 alle 12, giovedì dalle 15 alle 18 e venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’ingresso è libero.